Prima quelli di San Domenico,ora il Pino: e agli aretini quando si dice il Pino non c’è bi sogno di aggiungere altro. L’assessore , Gamurrini, non si commuove davanti alla storia delle piante, tanto meno quando si tratta di pini: i primi li h sostituti con alberelli da fiore che con la storia di San Domenico c’entrano come i cavoli, soprattutto se a merenda: Come sarà sostituito il pino di Saione, nessuno può dirlo: si sa che era lì da 60 anni, quando fu piantato per fare le veci del Pino originario, che era stato abbattuto, nottetempo, e neppure dal comune, per fare posto al palazzo allora più alto della città.
Il Comune fu costretto a ripiantarlo davanti alla rivolta dei residenti.
Dopo 63 anni questa volta è l’assessore al ramo a tornare sul luogo del delitto: Del resto l’aveva detto: dopo quelli di San Domenico ci saranno altri pini da abbattere.
In realtà ce ne sarebbero a centinaia, doppio filare in via Giotto danneggiata proprio dalle radici dei pini, ancora pini di alto fusto in via Erbosa, ancora più dissestata.
Ci sarebbero, ma non sono a San Domenico, dove ormai abitano in pochi e c’è poco da raccattare quando si vota.
E non sono neanche a Saione, la città delle immigrati che neppure votano.
Sono a Giotto, il quartiere del verde, dove il partito dell’assessore al ramo e del sindaco fa man bassa.
Mica possono correre il rischio che alle prossime elezioni Matteo Bracciali faccia la campagna elettorale sui pini tagliati da Ghinelli e da Gamurrini.
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