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A Lucia Tanti l’Ortica regala una guida d’Arezzo

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Lucia Tanti da quando è assessore in Comune ci prova in tutti i modi: e alla fine con le sue uscite epocali ci riuscirà a cambiare nome a Caprese, finora nota come Caprese Michelangelo. Già in molti se lo chiedono: se ci è nata Lucia Tanti, perché Caprese non si chiama Caprese Tanti?

tanti1Mentre resta da chiarire se vogliono cambiare il nome a Caprese perché la fama dell’assessore alle politiche sociali, la famiglia, la scuola, lo sport, le politiche giovanili ha ormai superato quella di Michelangelo o perché a Caprese vogliono rimandarcela, l’Ortica, visto che la Tanti, dopo aver fatto l’assessore a Caprese, ora è assessore ad Arezzo, pensa che sia giusto, anche per la città, regalare alla Tanti una guida di Arezzo.
Le sarà utile per allargare le sue conoscenze sulla storia ,almeno quella più recente, di una città che ha molto da raccontarle.

L’Ortica non vuol anticipare alla Tanti tutto quello che troverà nella guida: per ora le ambizioni dell’Ortica si limitano ad informarla sulla storia di tre muri.
Quelli di via Garibaldi e Piazza Cadorna, altrimenti nota come Piazza Fanfani, in onore di Amintore, nato a due passi da Caprese, sui quali un gruppo di street artist, formato – ma queste sono opinioni di Icastica per la quale sono venuti ad Arezzo- da nomi “noti su scala mondiale per i loro murales ma anche per le loro installazioni, le loro sculture, le loro performance fuori dagli schemi della vernice spray”, hanno lasciato per Icastica quattro grandi, almeno per dimensioni , murales.

Opinioni di Icastica a parte, veniamo alla storia di quei muri e a quello che i murales rappresentano, al di là delle opinioni sull’arte contemporanea.
Che per la Tanti i murales di via Garibaldi non siano opere d’arte, né antica né contemporanea, non farebbe notizia, anche perché non sono pochi quelli che la stessa opinione l’hanno data da tempo.
E non fa notizia, perché ormai lo sanno tutti da tempo, neppure il fatto che ben altra opinione hanno di Icastica almeno quei cinquemila aretini che hanno firmato una petizione, che da due anni in qualche cassetto del Comune ci sarà, perché Icastica riprenda continui a far parlare di sé nelle pagine “ARTE” in di tutti i giornali del mondo.
Fa, invece, notizia, il fatto che in giunta a Palazzo Cavallo ci sia chi afferma, come ha fatto Lucia Tanti sul Corriere di Arezzo, che quei murales andrebbero cancellati non solo perché “non ha senso sporcare i muri”, ma soprattutto perché “i murales sono fuori contesto, e non ha senso posizionarli di fronte all’affaccio della terrazza del Teatro Petrarca”.

Sulla guida di Arezzo che l’Ortica le regalerà, Lucia Tanti troverà che il contesto è quello dell’ultima ferita rimasta tra le tante che sconvolsero la faccia di Arezzo in una delle notti più tragiche della storia di Arezzo: quella del 12 novembre 1943, quando la città fu devasta dalle bombe degli alleati.
I muri di via Garibaldi sono, e lo erano anche prima dei murales, ancora lì a circondare il vuoto, o il contesto come lo definisce Lucia Tanti – lasciato in quella notte dalle bombe.
Una notte, lo capirà anche chi non ha radici aretine come l’assessore alle politiche sociali e a tutto il resto, che gli aretini non potranno mai dimenticare e che a ricordargliela c’è ancora quel contesto.

A ricordarla a chi in via Garibaldi ci passa anche se ad Arezzo non è nato, servono anche i murales di Icastica: “scarabocchi”, come li definisce l’assessore che per fortuna non ha la delega alla cultura, che con colori violenti ricordano la violenza che subì la città quella notte, e con colori molto più tenui e con figure di arte, appunto, figurativa di soldati e feriti sopra i quali volano le colombe della pace.

Lucia tanti dice che a vedere quei scarabocchi prova angoscia, per questo vorrebbe cancellarli- Anche l’Ortica quando passa da via Garibaldi prova angoscia: perché pensa a quella notte del 12 novembre del 1943.

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