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giovedì, Marzo 28, 2024
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Barriere al sottopassaggio di via Veneto: ora sì, ora no, ora forse

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Era da ‘n bel po’ de tempo che al comune arivaveno i reclami da parte dei pedoni che frequenteno ‘l sottopasso ferroviario de via Vittorio Veneto (ma chi sarà poi ‘sto Vittorio Veneto?) a Rezzo. E’ che a queli cole biciglette ‘n gni bastava entracce senza scende’ de sella, che sarebbe vietato, ma gni piaceva andacce a tutto mugghio per via dela discesa a invito quande se vien dal Corso e per piglia’ ll’abbrivio per fa’ la salita che c’è de là…

Sicché succedeva che tutte le mattine, al’ora d’andare a lavorare o a scuola, c’era lo slalomme dele biciglette lanciate tra i pedoni rigidi come i baccalà saleti, che se per caso deviavon dala su’ traiettoria rischiavon de pigliasse ‘na bicigletta con tanto de ciclista nela schiena.

El comune (che ‘n questo caso sarebbe ‘l vicesindaco Gamurrini) ha penso de mettere le barriere de ferro per costringere i ciclisti a scendere e passa’ nel sottopasso a piedi, come tuti quel’antri. L’ha fatto e aprete cielo! E’ ariva l’Alba cola su’ carrozzina. Siccome quela donna è parecchio polemica a prescindere, anche quande ‘n succede niente, figuriamoci ch’ha fatto quande s’è acorta che ‘l su’ mezzo elettrico ‘n passava dale barriere. Che dici te, aiva anche ragione!

E alora giù megafono a tutto spiano, telefonate ai giornali, poste su Fecebuc e botte da orbi al vicesindaco che ‘nnha tenuto conto dei disabili ‘n carrozzina elettrica grossotta.

El Gamurrini alora s’è cosparso la testa de cenere (se vede tutta, che i capelli ‘un l’ha..) e ha mando l’operai a rimette’ ppiù rade le barriere.

Morale dela favola: ora i ciclisti fano lo slalomme senza scende’ dde bicigletta, ppoi se dano lo slancio per riprendere ‘l via dopo le barriere, Forse ale mame coi passeggini e ai pedoni ‘n generale gni dan più noia de prima…

Per queli ‘n bicigletta che vengon da via Vittorio Veneto verso ‘l Corso, ppoi, le barriere ‘n ce sono e anche loro prendon la rincorsa per fa’ lla salita de là…

I pedoni son tra du’ fochi e ‘l problema resta quelo del’inizio.

Caro Gamurrini, stavolta il Fecebuc ch’adopri sempre per fatte bello anche si fe’ ‘l tu’ dovere ebbasta (che sarebbe fa’ ttaglia’ lle siepi e l’alberi pericolosi, chiude’ lle buche pe’ le vie) te s’è arvolto contro. Ma mettece ‘n vigile ogni qualche giorno, la mattina dale otto ale nove, ‘n sarebbe meglio? Una bella multa e la volta doppo o scendeno o almeno adopreno i freni…

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.

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