Arezzo, colline: dove la natura bacia il paesaggio, i furbetti del rifiuto lo pugnalano alle spalle. Non parliamo di arte moderna o installazioni post-industriali, ma di vere e proprie opere d’ingegno incivile, partorite dalle menti geniali di chi ha scambiato le dolci strade di Peneto per un’area ecologica fai-da-te.
Stamattina, sul sentiero di Peneto venti metri prima di sbucare sulla Panoramica, tra una pedalata e un’imprecazione, ci siamo imbattuti nell’ennesima galleria d’orrore: un tappeto di macerie che manco a Beirut negli anni ’80 – mattonelle, cartongesso, marmo e, udite udite, due finestre con doppi vetri in ottimo stato. Viene quasi voglia di prendere le misure per il salotto. Mancava solo il cartello “Gratis, portare via”, ma evidentemente il senso del decoro ha preferito non presentarsi.
E quando pensi che il fondo sia stato toccato, ecco che arriva la seconda portata: poco sopra, sul ciglio dell’amata Panoramica – che in teoria dovrebbe offrire viste mozzafiato, non tumori ai polmoni – un telo di plastica attira lo sguardo. Lo solleviamo come se stessimo scartando un regalo e… sorpresa! Lastre di eternit, sì, proprio loro, quelle che anche l’amianto evita. Una discarica a cielo aperto, nel cuore del verde, circondata da sacchi di cemento vuoti che sembrano messi lì a mo’ di decorazione macabra.
Ma attenzione: l’elemento davvero straordinario di tutta questa storia è l’audacia. Perché lo scarico è recente. Una performance ambientale fresca di giornata, come il pane del fornaio. I nostri “artisti del degrado” hanno agito nell’ombra, forse in piena notte, magari con il sottofondo di una playlist Spotify intitolata “Abbandoni illegali vol. 1”.
Sorge una domanda, spontanea come la muffa sull’eternit: chi sono questi campioni dell’illegalità ambientale? Imprenditori senza scrupoli? Artigiani con il braccino corto? O semplici cittadini con la coscienza di una pozzanghera d’olio?
Non lo sappiamo, ma una cosa è certa: l’ecologia, da queste parti, è ancora considerata un optional. Le multe? Una leggenda metropolitana. I controlli? Un mito da raccontare ai nipotini la sera.
E allora ci rivolgiamo a chi di dovere: Comune, Provincia, ASL, VVF, Carabinieri forestali e anche il parroco se serve. Perché qui non serve solo una bonifica: serve un esempio. Serve che il prossimo furbo, prima di scaricare una finestra nel bosco, ci pensi due volte… magari mentre osserva il panorama da una cella.
Nel frattempo, continuiamo a pedalare. Con la speranza che un giorno la vista torni ad essere di colline, cipressi e fiori – non di Eternit e inciviltà.










Si dovrebbero censire tutti i tetti in eternit del comune, così i furbetti avrebbero la vita più dura