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L’Uomo Ortica e i suoi poteri

Nato dalla fusione tra linfa e umanità, l'Uomo Ortica scopre straordinari poteri legati alla natura che lo rendono sia custode che vulnerabile difensore dei boschi

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La scoperta dei poteri dell’Uomo Ortica avvenne alcuni giorni dopo la sua straordinaria nascita. Nel cuore del bosco a Monte Lignano mentre si aggirava incantato dai colori vividi e dai suoni melodiosi della radura, avvertì qualcosa di nuovo scorrere attraverso le sue vene intrecciate di linfa e sangue.

Curiosamente estese una mano verso una pianta morente, un’antica roverella logorata dalla malattia e dalle intemperie. Al contatto, un calore gentile fluì dalle sue dita e, come per incanto, la roverella riprese vita, le foglie rinvigorite e il tronco rigonfio di linfa nuova.

Aveva scoperto il potere della guarigione naturale, la capacità di rivitalizzare e riparare la flora e, intuì, forse anche la fauna. Ma i suoi poteri andavano oltre.

Scoprì presto che era in grado di comunicare con le piante su un livello biologico profondo, comprendendone le necessità e attingendo alla saggezza delle antiche radici che affondavano nel terreno da millenni. Inoltre, acquisì la capacità di manipolare il proprio corpo, già alto 2 metri, potendo espandere le sue braccia in vitali tralci o avvolgersi in un’armatura di foglie di ortica quasi impenetrabile.

Un tocco di mistero si aggiungeva alla sua figura con il bastone che impugnava con autorità e grazia. Forgiato da un intreccio di ortiche metalliche, il bastone era un’estensione del suo stesso essere. Esse, attraverso un processo chimico, avevano assunto una consistenza metallica, lucente e resistente.

Tra le spirali del bastone si scorgevano luminescenti vene verdi, che pulsavano al ritmo del suo cuore.

Il bastone possedeva poteri straordinarî e complessi.

Poteva convogliare l’energia naturale del mondo circostante, amplificando le abilità del suo possessore. Al contatto del suolo, il bastone risvegliava le radici invisibili sotto terra, le guidava e le dirigeva per intrappolare o proteggere. Ma il suo potere più temuto era l’abilità di scatenare un’onda urticante da esso, una scarica violacea di energia simile a quella di migliaia di ortiche, capace di paralizzare temporaneamente chiunque.

L’abilità di urticare non risiedeva solo nel bastone. L’Uomo Ortica stesso, attraverso la sua pelle intrisa di proprietà vegetali, poteva rilasciare volontariamente una carica urticante, un’arma naturale per difendersi dai suoi avversari.

Era anche in grado di rendersi pressoché invisibile, mimetizzandosi con l’ambiente, ma soltanto se vi erano tracce di piante, alberi, fiori o vegetazione.

Tuttavia non era invulnerabile. Comprendendo le fusioni impresse nel suo essere, scoprì che la sua forza era anche la sua debolezza. Le sostanze chimiche inquinanti e i veleni industriali, frutto della negligenza umana, rappresentavano una minaccia tremenda per lui; ogni contatto con tali agenti lo indeboliva significativamente, il suo corpo naturale reagiva come se ferito a tradimento da una lama invisibile. Inoltre, la sua natura intrinsecamente legata alla terra lo rendeva vulnerabile nella totale assenza di ambienti naturali, come le metropoli cementificate, dove le sue capacità si affievolivano.

Infine, l’Uomo Ortica possedeva una debolezza emotiva: un profondo senso di solitudine e un legame incompleto con il mondo umano. Sebbene fosse nato dal sacrificio di Angelo, l’assenza del suo creatore, mai conosciuto ma percepito interiormente, talvolta lo tormentava e la sua incapacità di relazionarsi completamente con gli esseri umani poteva trasformarsi in un fardello pesante da portare.

Tuttavia per avere forze ed energie di combattimento o di difesa,  l’Uomo Ortica doveva recarsi periodicamente in luoghi ricchi di energia verde nella zona di Arezzo.

Il Parco Naturale di Lignano, con i suoi alberi imponenti e le sue fonti segrete, offriva rifugio e nutrimento.

Le sorgenti d’acqua pura di Monte Falterona, dove si diceva che le antiche divinità avessero camminato, contribuivano a rinnovare la sua linfa vitale. Persino il più tranquillo giardino medievale del colle del Pionta, che si ergeva in silenzio sopra la città, serviva da santuario

In ogni caso, forte e debole come ogni essere vivente, in ogni sua battaglia, in ogni sua avventura, il ricordo di Angelo risplendeva in lui, un faro di giustizia e speranza, e l’Uomo Ortica, nelle verdi ombre della sua leggenda, sapeva di non essere mai solo.

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Marco - Artista Digitale
Marco - Artista Digitale
Marco Grosso, giornalista indipendente, critico musicale e scrittore, è anche artista digitale, con il suo studio e sviluppo di quadri digitali con intelligenza artificiale e successiva riprogrammazione avanzata. Con un suo stile personale di immagini sta collaborando con realtà artistiche ed editoriali italiane indipendenti che utilizzano le sue immagini come copertine di libri, dischi e poster.

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