Nei giorni scorsi, con 84 voti favorevoli e 58 contrari, il Senato italiano ha approvato una modifica all’articolo 12 della legge n. 40 del 2004, che vieta la pratica della “gestazione per altri” (nota come utero in affitto) anche se compiuta all’estero. In altre parole, la maternità surrogata, già illegale in Italia, è ora considerata un reato universale.
Come previsto, la nuova legge ha ricevuto il sostegno della maggioranza (FDI, Lega, FI), mentre le opposizioni (PD, M5S, AVS) hanno votato contro. Secondo i sostenitori, questa legge rappresenta un duro colpo per chi alimenta l’osceno mercato internazionale dei neonati, contrastando una pratica che sfrutta il corpo delle donne e trasforma la nascita in un’operazione commerciale.
Per i critici dell’utero in affitto, la pratica non protegge né le donne né i nascituri. Al contrario, per alcuni è vista come un tentativo di cancellare l’identità femminile e materna. A questo proposito, la senatrice del PD Valeria Valente, pur votando contro la linea del suo partito, ha dichiarato che, da femminista, considera l’utero in affitto “la forma più estrema e contemporanea di schiavitù patriarcale” e “un’ennesima operazione di cancellazione del femminile e del materno,” alludendo anche al dibattito parallelo sui diritti LGBTQ+, in cui il termine “donna” viene spesso sostituito da “persona con utero.” Questo, secondo alcuni, rappresenta un tentativo di uniformare le identità a discapito della realtà biologica e sociale.
Nel campo progressista, molti hanno definito la legge italiana una “aberrazione giuridica” e accusano il Paese di oscurantismo. I difensori della legge, tuttavia, ritengono che nessuno possa giustificare la soddisfazione di un desiderio a scapito del corpo di un’altra donna, trattato come mero supporto biologico.
Con questa legge, il Parlamento italiano ha scritto una pagina significativa nella lotta contro una pratica considerata da molti disumana. L’auspicio è che questa misura possa contribuire a tutelare donne e bambini, contrastando un mercato che non ha riguardo per la dignità umana.
Dispiace vedere che anche quelle due volte al giorno che quegli orologi rotti della sinistra riescono a fare un ragionamento decente, lo fanno comunque zoppo, incompleto, insufficiente, ideologico.
Il primo soggetto da tutelare, quando si tratta di utero in affitto, è il bambino, trattato come merce umana, poi dopo anche la donna.
Dopo perché, anche nelle rare occasioni in cui la donna sua pienamente cosciente e accondiscendente con l’essere usata come forno, il bambino resta sempre e comunque oggetto di tratta di esseri umani.
Comunque, meglio di niente, a certi piddini bisogna volergli bene, come se fossero normali.
Se si conoscessero i legami biologici, psicologici e affettivi che si sviluppano durante la gravidanza tra madre e bambino, certe pratiche sarebbero impensabili.
Oppure questi dati scientifici sono semplicemente negati per tornaconto ideologico e economico.
È una constatazione che la nostra società è sempre più adultocentrica a discapito dei diritti umani dei bambini, con aborto, eutanasia postnatale, tentativo di normalizzare la pedofilia ecc.
Mi si possono riportare i tantissimi casi della vita in cui un bambino può nascere senza padre biologico o che perda la madre biologica appena nato o che vi sia la necessità di affidarlo ad altri perché i genitori biologici sono inadeguati ecc, ma questa appunto è la vita e può essere anche molto tragica nella sua imprevedibilità.
Tuttavia, nessun evento della vita può giustificare l’idea che il legislatore legittimi a tavolino che un bambino debba nascere orfano dei genitori biologici per l’egoismo dei compratori e la condizione della madre naturale.
Aborro una società in cui gli organi democratici legiferano sullo sfruttamento del corpo delle donne e sulla compravendita dei bambini come fossero merci al supermercato.