Muntz visita l’Arezzo di fine ottocento: tra Piazza Grande e il duomo, un viaggio nella storia dell’arte

Il gossip di Cesare Fracassi
Il critico d'arte francese Muntz esplora l'Arezzo di fine Ottocento, tra i tesori architettonici di Piazza Grande e le meraviglie artistiche custodite nel Duomo, in un viaggio tra storia e arte

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PIAZZA VASARI

Dietro la chiesa di Santa Maria della Pieve si apre la splendida Piazza Grande, dove l’abside della chiesa si affianca al maestoso Palazzo della Fraternita. Questo edificio storico affonda le sue radici nel 1262, durante il mandato del vescovo Guglielmino degli Ubertini, quando venne fondata la Cassa di Santa Maria della Misericordia e della Fraternita. L’associazione, destinata ad assistere i poveri, ricevette donazioni e lasciti da famiglie facoltose, diventando anche erede del patrimonio del Vasari. Molti artisti decoravano gratuitamente l’edificio, che con il suo stile gotico, loggette esterne e nicchie riccamente decorate, rappresenta un gioiello dell’architettura. Secondo il Vasari, il Palazzo fu opera di Niccolò di Piero d’Arezzo, detto “Pela”, realizzata intorno al 1383.Continua a leggere

Muntz al Duomo: un’immersione tra arte e storia
Proseguendo il suo percorso, Muntz raggiunge il Duomo di Arezzo. Il critico rimane colpito dall’estrema semplicità della cattedrale, osservando i contrafforti che sembrano pilastri e la facciata spoglia, ancora incompiuta, con la friabile pietra giallastra che aggiunge l’idea di un lavoro in corso. Sul portale laterale, Muntz nota un bassorilievo in terracotta di Piero Lamberti.

Se l’esterno appare modesto, l’interno del Duomo si rivela un tesoro d’arte: tabernacoli scolpiti dai discepoli di Giovanni Pisano, affreschi di Spinello Aretino e di Piero della Francesca, oltre a terrecotte dei Della Robbia e le splendide vetrate di Guillaume de Marcillat. L’altare maggiore, eretto nel 1286 su iniziativa del vescovo Guglielmino degli Ubertini, si distingue per le sue statue e bassorilievi marmorei che raccontano la vita di San Donato. L’opera, espressione della scuola pisana, era stata erroneamente attribuita da Vasari a Giovanni Pisano. Continua a leggere

Eugène Müntz immagine da Wilkipedia

Eugène  Muntz prosegue senza vedere il pozzo di Tofano
Dopo aver visitato il Duomo di Arezzo, il critico francese Eugène Müntz prosegue il suo tour della città dirigendosi verso via Dell’Orto, dove si trova la cosiddetta casa di Petrarca, che noi oggi sappiamo essere una ricostruzione moderna. Müntz nota che l’edificio non ha mantenuto il suo aspetto originario, ma è stato ricostruito recentemente, addirittura prima della sua stessa visita. Tuttavia, sembra non accorgersi che poco più avanti si trova il celebre “Pozzo di Tofano”, forse a causa dell’assenza di una targa che lo indicasse chiaramente. Curiosamente, il critico aveva notato la presenza di una targa sulla presunta casa del Petrarca che recitava “Guardie di Pubblica Sicurezza”, un elemento che stonava decisamente con la figura del divino poeta. Continua a leggere

 

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