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venerdì, Maggio 2, 2025
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La chimerata in salsa aretina

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La chimerata, è stata servita in un sabato mattina, un sabato qualunque di questa torrida primavera, ed il suo amaro sapore sta tutto nella locuzione latina Panem et Circenses messa in scena da un bieco provincialismo amministrativo, sempre più avvezzo a strategie politiche demagogiche votate all’apparenza e poco alla sostanza.

Ci riferiamo alla cerimonia in grande stile provinciale, che ha visto il collocamento di una copia, la terza, in quell’area della stazione perché lì, proprio di fronte, nel 1931 il 21enne paesaggista Pietro Porcinai progettò i giardini, posti dinanzi alla stazione ferroviaria, che vanno dal bastione San Bernardo a quello di Poggio del Sole, con le due fontane inserite nella loro testata: pressoché identiche, costituite da una vasca di forma circolare, delimitate da un cordolo con al centro sopra i basamenti in travertino disegnati da Giuseppe Castellucci.

In quel luogo poggiano le riproduzioni in bronzo della Chimera d’Arezzo, opere dello scultore Primo Aglietti di Firenze che, ad onor del vero, realizzate dell’Agletti furono fuse durante la seconda Guerra Mondiale per esigenze belliche, ma il calco in gesso modellato dal vero, senza contatto con l’antico bronzo, fu usato nel 1949 quando il Comune di Arezzo decise di realizzare nuovamente le Chimere, utilizzando la vecchia statua in gesso, che allora si conservava nel Palazzo Pretorio, e che fu spedita a Firenze alla Fonderia Marinelli, dove, dopo un intervento di restauro e qualche modifica, fu utilizzata per le nuove fusioni.

Quindi, si tratta di due pregevoli opere che, per oscuri motivi, non sono state mai apprezzate: basti vedere in che condizioni versano le due fontane!
Diventato un ricettacolo di monnezza.
E dire che Fanfanulla nel 2012 le restituì alla città dopo un accurato restauro guidato dalla supervisione della Soprintendenza.

Oggi si è cancellato, con la paesanata del drappo rosso e al suono delle chiarine, un pezzo di storia e si vuol far credere di mostrare ai turisti, che raggiungono la città in treno, le nobili origini della città sbattendo in faccia questa nuova chimera. A proposito ci piacerebbe sapere quanti turisti usano il treno per raggiungere Arezzo!

Insomma, il piatto servito freddo della chimerata ha mandato in soffitta, per l’ennesima volta, Piero della Francesca, Cimabue, Vasari e compagnia cantando, illustri sconosciuti per palazzo Cavallo, che preferisce puntare su un modellino piuttosto che su pilastri mondiali della storia dell’arte, che tutto il mondo ci invidiano.

A questo punto, cerchiamo di salvare il salvabile suggerendo ai tanti punti ristoro, che costellano il centro storico, di inserire nei propri menù la chimerata in salsa aretina, piatto unico da servire freddo e non replicabile per copyright.

3 Commenti

  1. In altre occasioni e ancor più nell’immagine di questo articolo si vede la consolidata coppia Marte-Rea Silvia nel loro tipico atteggiamento. Naturalmente celiando, non ci sarà mica intenzione di avere nuovamente in culla Romolo e Remo?!

  2. Petto in fuori pancia in dentro, da il senso di un sindaco tutto di un pezzo, poco incline a ricevere critiche .
    Ridicoli se pensano di poter mettere toppe ai giardini del Porcinai e lasciar deperire a fogne le fontane esistenti e promuovendo la città con finte e discutibili opere invece che promuovere arte e cultura vera e di alto livello. Riarrotolate il nastro perchè così il livello raggiunto è bassino.

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Dotata di due formidabili antenne capta, nel territorio urbico locale, tutto quanto c'è di anomalo e, a suo insindacabile giudizio, usa il velenoso pungiglione per raccontare e denunciare. Mimetica e veloce vola di qua e di là, da un abuso ad uno sperpero; da un incarico in odore di favore ad un finanziamento dato per l'acquisto dei bigodini della nonna.
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