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giovedì, Maggio 1, 2025
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Viva i Radical Chic aretini !!!

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Radical chic è un’espressione idiomatica mutuata dall’inglese per definire gli appartenenti alla borghesia che per vari motivi
(seguire la moda, esibizionismo o per inconfessati interessi personali)
ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza.

Per estensione, la definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi.

Un atteggiamento frequente è l’ostentato disprezzo del denaro, o il non volersene occupare in prima persona quasi fosse tabù, quando in realtà si sfoggia uno stile di vita che indica un’abbondante disponibilità finanziaria o improntato al guadagno dello stesso con attività che, qualora osservate in altri, un radical chic non esiterebbe a definire in modo sprezzante come volgarmente lucrative.

Questo atteggiamento sovente si identifica con una certa convinzione di superiorità culturale, nonché con l’ostinata esibizione di questa cultura “alta”, o la curata trasandatezza nel vestire e, talora, con la ricercatezza nell’ambito di scelte gastronomiche e turistiche; considerando, insomma, come segno distintivo l’imitazione superficiale di atteggiamenti che erano propri di certi artisti controcorrente e che, ridotti a mera apparenza, perdono qualsiasi sostanza denotando l’etichetta snobistica.

Arezzo è piena di questi personaggi, i cosiddetti comunisti con il cuore a sinistra ma il portafoglio (ben saldo) a destra, pronti a difendere i deboli, i diversi, gli emarginati, ma solo a parole e possibilmente a debita distanza dalla villetta di famiglia, che deve ospitare la festicciola del sabato sera con costoliccio e buon Chianti.

Aprono associazioni, fondano ritrovi artistici, ora sono hipster, domani vegani, poi si innamorano della musica etnica ugandese, sono sempre a favore degli ultimi, ma in realtà i poveri veri questi manco li frequentano e gli fanno pure un po’ schifo.

La cultura, dicono, è solo di una parte politica, perché tutto il bene sta da quella sponda, mentre tutto il male sta sul versante opposto, dove il cattivo leghista, grillino o berlusconiano è un nemico da demonizzare, il male sulla terra a prescindere.

Fanno le citazioni colte su Facebook, con l’ultimo modello di Vans ai piedi, vanno alle mostre e alle presentazioni di libri improbabili, salvo poi (in sordina) abbuffarsi alla sagra della nana, possibilmente in incognito e nella vallata opposta a dove hanno la bella villetta.
Amano tutto quello che fa “diverso ma impegnato culturalmente”, sprezzanti dell’aretino che, magari perché non ha potuto studiare, definiscono “rozzo e massificato”.

Viva i radical chic aretini, quelli che, se ci fosse il comunismo, quello vero però, forse invece di pontificare a bordo piscina di welfare e accoglienza, sarebbero forse in qualche gulag a cavare patate tra il ghiaccio, perché considerati borghesi.

Se ne conoscete qualcuno, occhio, potrebbe consigliarvi un bel film polacco sottotitolato in serbo sulla psicologia delle masse rurali di Katowice durante il 16° secolo….

6 Commenti

  1. Diciamo che a parte le decine di luoghi comuni propinati nell’ articolo , farei una riflessione sull’ equivalente del radical chic destrorso .
    Meglio un “Aprono associazioni, fondano ritrovi artistici, ora sono hipster, domani vegani, poi si innamorano della musica etnica ugandese, sono sempre a favore degli ultimi, ma in realtà i poveri veri questi manco li frequentano e gli fanno pure un po’ schifo.” o un “viva il duce” .
    Perchè purtroppo è li che si finisce.

  2. Caro Marco, non capisco tutta questa difesa d’ufficio del “radicalchichismo”. Come si fa a difendere un modo di fare caratterizzato dall’ostentatazione di una condizione che non è veritiera? Difendere chi veste i panni di un personaggio che non gli appartiene? Chi fa della finzione uno stile di vita? Detto altrimenti, come si fa a difendere l’ipocrisia? Non capisco veramente.
    Un altro paio di maniche è difendersi da chi bolla di “radicalchichismo” chiunque faccia dei ragionamenti (non necessariamente alti), chiunque cerchi di andare oltre il già detto, il già visto, il comune sentire, ecc… Altro è insomma, difendersi da chi va contro una persona piuttosto che contro le idee che questa vorrebbe rappresentare…
    Infine non è che tutti coloro che hanno idee radical debbano per forza essere radicalchic e non capisco nemmeno la colpa di avere idee radical e di essere benestanti o ricchi. Questa condizione non va confusa con quella di chi predica bene e razzola male, di chi pubblicamente sostiene l’importanza del sostegno ai poveri e nel privato li disprezza…

  3. Anche io rispondo a marco nespoli: mi pare che per fortuna il “pensiero unico” non sia obbligatorio, quindi ben venga chi con ironia e anche molta verità dipinge un modo di essere di tante persone aretine (ma non solo), comuniste o di sinistra solo nella forma e non nei fatti.
    Nessuno poi fa apologia del duce o cazzate simili nell’articolo, quello lo scrivi tu esasperando la tua visione delle cose.
    Finalmente c’è chi dice delle cose vere e scomode, e i finti “kompagni” rosicano……essere di destra, leghisti o non del PD ad oggi, NON E’ UN REATO; GRAZIE.

  4. Vi piace parlare molto di ciò che non conoscete. Eri e siete anticomunisti a prescindere , per nascita, per devozione, per avere un nemico e come dei don chisciotte oggi andate contro i mulini a vento. Fate analisi del comunismo italiano ridicola che non ha niente di politico e di reale, solo chiacchiere liberal chic , pensiero unico per nascondere i propri limiti e difetti. L’Italia è fortemente cattolica , cristiana, democristiana chic . Vi dovrei dire che non dovreste possedere molto e donare il vostro surplus ai poveri per essere veramente rispettosi dei canoni della fede. Nessun documento storico, che io sappia , dice che i comunisti devono essere poveri e con le pezze al sedere, al contrario dei vostri documenti che da oltre duemila anni vi impartiscono lezioni di carità verso il prossimo non rispettate. I Comunisti odiano la carità pelosa, lede la dignità umana , ma lottavano per equità e diritti di ognuno. Buona serata.

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Il Burattino
Il Burattino
Giocatore incallito di verbi e parole, iconoclasta e irrispettoso, non si piega e non si spezza, specialmente quando il gioco si fa duro, egli comincia a giocare. Abituato a prendere botte si difende a colpi di mazza, poliglotta e multietnico, è forse il primo immigrato di Arezzo dalle calde terre dell'Africa.
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