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Ghinelli chiude il figlio in casa perché non si innamori di una profuga!

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“Non si sa mai…” ha dichiarato il Primo cittadino di Arezzo, “dopo il caso della figlia del sindaco di Monte San Savino non vorrei che Lorenzo si innamorasse di qualche profuga nera”.

Il Giovane Ghinelli (buon titolo per una fiction televisiva) segregato in casa, ha scritto una lettera a Libero nella quale denuncia la sua condizione di recluso.

Mio padre crede che mi possa innamorare di una profuga e per non rischiare mi ha chiuso in casa.
Posso solo mangiare cibi aretini e alla TV vedere il programma di Belpietro… Sono condizioni disumane” (ndr: sopratutto la seconda…).

Lorenzo lavorava da anni presso ICLO teaching and Research Center, quindi secondo il padre Alessandro, che non ha mai compreso cosa fosse, la reclusione del figlio “non potrà che fargli bene”.

“Io sono razzista e nessuno si deve permettere di sostenere il contrario”, è stata l’ultima frase pronunciata sull’argomento da Alessandro Ghinelli: “La differenza tra me e il Sindaco di Monte San Savino è che lei sostiene di non esserlo, ma lo è, mentre io lo sono e ne vado fiero!”

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Pietro Aretino
Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco, che d'ognun disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » (Ironica epigrafe indirizzata all'Aretino da Paolo Giovio[1]) È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso, tese a farlo apprezzare nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.
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