Ad Arezzo spuntano come i funghi, sia in centro che in periferia i negozi dedicati esclusivamente alla vendita di cover dei cellulari.
Spesso sono piccoli fondi di pochi metri quadrati ripieni di questi rettangoli di plastica di ogni colore e design, talvolta affiancati da una vetrinetta con cavi di ricarica e powerbank.
Una caratteristica che ne accomuna molti è però una: così come nascono dopi pochi mesi muoiono.
La vita di questi negozi è pari a quella della vita di un gatto buttato in tangenziale, siano essi italiani oppure cinesi.
I prezzi sono vari, la scelta vasta, anche se alla fine l’aretino la cover la compra dal cinese sotto casa a due o tre euro, per cui non ci si spiega cosa spinga questi novelli commercianti ad aprire l’attività.
A fargli concorrenza pure i pakistani in Corso Italia con la torretta abusiva, oppure nelle numerose fiere e mercatini gli stand con maree di cover.
A giudicare da questa fiorente attività, ad Arezzo dovremmo avere più telefoni che a New York e infatti non è raro imbattersi in persone che per strada ne sfoggiano due o tre pro capite (uno personale, uno di lavoro e uno per l’amante).
In compenso la quantità (di smartphone) è inversamente proporzionale alla qualità delle conversazioni degli aretini, che perlopiù parlano solo di emerite stronzate.