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sabato, Marzo 30, 2024
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La rivincita del Granduca di Toscana, Emilia e Romagna

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voto-referendumVedere riforme, dare annessione.
Alla faccia di Camillo Benso di Cavour, alla faccia delle truppe di Salvini, di Berlusconi e della Meloni, alla faccia dei garibaldini di Bersani e di Grillo, partito da Genova- Quarto e sceso fino a Marsala, alla faccia di tutti quelli che non hanno voluto le riforme , Toscana, Emilia e Romagna restano fedeli al Granduca Matteo che torna da Roma dove, con il referendum ha provato a fare il Re.

Gli Italiani gli hanno detto No, ma per lui sono sempre aperte le porte del Granducato che l’avrebbe voluto Re e ha detto Sì.
E poi diciamo la verità, anche se per settant’anni Toscana, Emilia e Romagna sono state tutte falce e martello, nessuno nel Granducato si è mai sognato di buttar giù le statue di Leopoldo o di Ferdinando di Lorena.

Loro le riforme le facevano, anche senza referendum. E, anche se il plebiscito per l’annessione all’Italia lo persero, non ci fu un toscano a torcergli un capello.
Di un Granduca, pazienza se è di Rignano e non è Lorena, in Toscana c’è sempre nostalgia.
Gli altri italiani non l’hanno voluto Re? E i Toscani se lo riprendono come Granduca.
Nel Granducato solo a Laterina gli hanno detto no.
Vatti a fidare delle Granduchesse.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?

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