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mercoledì, Aprile 30, 2025
HomeProvocazioniMa chi l’aveva detto che il Ghinelli s’era scordato di Piero?

Ma chi l’aveva detto che il Ghinelli s’era scordato di Piero?

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Delle volte c’è chi parla per partito preso.
Come quelli che criticavano il Ghinelli perché i soldi invece di spenderli per Icastica, che a Arezzo non ci porta nessuno, aveva detto che li avrebbe spesi per portarci tanti turisti e farci guadagnare anche gli aretini con grandi cose sui seicento anni di Piero della Francesca.

Più grandi di quelle della mostra su Piero di Forlì dove andò perfino la Boschi per inaugurarla.
La mostra di Forlì, con 115 mila visitatori, al Ghinelli non gli fa manco un baffo: lui da domani fa dieci conferenze su Piero della Francesca che l’alberghi saranno tutti pieni.

Pieni, non esauriti: per quello ci sarebbe voluta la Boschi a inaugurare almeno una conferenza del Ghinelli. Ma lei a Forli ci va.
Arezzo no, perché gira al largo, come Renzi, dai tempi del disastro della Banca.
Al massimo passa da San Zeno col Frecciarossa, o da Battifolle sull’autostrada per fare una capatina dal babbo a Laterina.

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Campano a martello
Campano a martello
Niente paura: il campano di Palazzo Cavallo ha suonato a martello una volta sola, e per sbaglio. Successe il 16 luglio 1944 quando per festeggiare la liberazione di Arezzo, chi salì sulla torre, era troppo felice per pensare ai significati dei rintocchi. Bastava che il campano tornasse a suonare. Anche ora il campano vuol suonare come quel giorno di festa: agli aretini di allora bastò che suonasse, non importa se a martello, per sentirsi finalmente liberi. Perché non dovrebbe bastare anche agli aretini di oggi che suoni a martello anche per sbaglio, purchè risvegli la città dal sonno e festeggi una nuova conquista di libertà?
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