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Ex Scalo Merci: da “non luogo” a parte viva della città. Serve una visione urbana condivisa

Una riflessione dell’Ordine degli Architetti sull’area ex scalo merci: manca una visione urbana condivisa e un processo realmente partecipativo

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Il Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Arezzo interviene in merito al progetto “Terzo Luogo” presentato dall’Amministrazione Comunale il 23 giugno 2025.

A seguito della conferenza stampa tenutasi lo scorso 23 giugno, in cui l’Amministrazione Comunale ha illustrato il progetto denominato “Terzo Luogo” nell’area dell’ex scalo merci, l’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Arezzo intende offrire alcune riflessioni, accompagnate da perplessità sia di merito sia di metodo.

Pur riconoscendo l’impegno dei colleghi che hanno elaborato il progetto di “public library”, e apprezzandone la qualità architettonica e la passione dimostrata, riteniamo che la trasformazione di un ambito urbano così strategico meriti un’impostazione più ampia. Un processo di tale portata dovrebbe innanzitutto fondarsi su una visione complessiva del tessuto cittadino, capace di ricucire i vuoti urbani e rafforzare le connessioni tra le diverse parti della città.

Non è questo il momento per entrare nel dettaglio della nuova biblioteca o per discuterne la funzione. Tuttavia, non possiamo non osservare come una trasformazione di questa scala, se non supportata da un disegno urbano coerente, rischi di privare il centro della città di un ulteriore presidio pubblico, senza davvero restituire un “luogo” riconoscibile e vissuto.

Ciò che oggi manca, a nostro avviso, è proprio una visione urbana sistemica, che interpreti l’area dell’ex scalo merci come parte di un disegno più ampio, basato su una maglia viaria gerarchizzata e su un’attenta analisi storica e territoriale. Una riflessione che avrebbe potuto prendere le mosse da precedenti strumenti urbanistici – dai piani Piccinato del primo Novecento, al piano Venturini degli anni ’60-’70, fino al piano Gregotti degli anni ’80 – i quali avevano individuato con chiarezza l’importanza del prolungamento di Viale Pier della Francesca verso la rotatoria di Via Baldaccio come asse strategico per ricucire la città.

La lezione della storia urbanistica, da quella romana in poi, ci insegna che prima si definisce l’ossatura infrastrutturale e relazionale della città, poi si costruiscono gli edifici. Oggi, invece, la pianificazione sembra aver soppiantato l’urbanistica nel senso più autentico del termine: manca il disegno, manca la visione.

Un edificio, anche ben progettato, inserito in un contesto privo di struttura, rischia di rimanere un oggetto isolato, incapace di generare relazioni urbane. E un luogo, per definirsi tale, deve essere costruito prima con le connessioni e poi con le funzioni.

Anche il metodo adottato solleva interrogativi: riteniamo infatti che interventi di questa importanza debbano essere preceduti da un confronto pubblico ampio e trasparente, da percorsi partecipativi capaci di raccogliere idee, esigenze, visioni. Sarebbe auspicabile l’elaborazione di un documento preliminare condiviso, che orienti e strutturi il progetto nella sua interezza, definendo gli spazi pubblici come trama portante dell’intervento.

In quest’ottica, ribadiamo il nostro sostegno allo strumento del concorso di progettazione, da sempre promosso dall’Ordine per garantire qualità, trasparenza e interesse pubblico. È uno strumento che consente di individuare la proposta più adatta a trasformare realmente un vuoto urbano in una parte viva e integrata della città.

Lo fecero a Firenze per la cupola di Santa Maria del Fiore: perché non farlo anche ad Arezzo per dare un’anima a un “non luogo”?

2 Commenti

  1. Mi permetto , da lettore , di fare anche io alcune osservazioni a questo comunicato:

    -Che da oltre cento anni andrebbe fatto qualcosa , che si sa come andava fatto ma che ad oggi nessuno lo ha mai fatto.

    – Che lo sapevano anche gli antichi Romani , ma che loro invece qualcosa avevano fatto e non necessita tutt’oggi di suggerimenti.

    – Che se qualche amministrazione ha fatto qualcosa lo ha fatto insufficientemente e spesso anche malamente .

    – Che quindi i proponenti del Progetto del Terzo Luogo farebbero un opera incompleta ed imperfetta , ma che sono ancora in tempo a correggere e revisionare.

    – Che la soluzione logica desumibile non può essere altra che eseguire l’opera in questione implementandola con tutto quello che non è mai stato fatto , ma solo suggerito da molti , negli ultimi 120 anni.

    – Che queste tardive ricuciture urbanistiche se non eseguite renderanno comunque criticabile qualsiasi risultato….“Eravamo perplessi , lo avevamo detto e scritto ! “.

    – Che è forse meglio rimandare tutto o sperare , che una volta indetto il Bando , a vincerlo siano almeno tre Architetti Fiorentini .

    -Che non farebbe male anche il parere del Papa .

    -Che Arezzo non è Firenze .

    “ Nullus locus futurus est “

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