Nel XVI secolo, Aretin, gazzettiere veneziano, scriveva con fervore della fuga romantica tra la quindicenne Bianca Cappello, figlia di due delle famiglie più blasonate di Venezia (i Cappello e i Morosini), e un giovane mercante fiorentino, Pietro Bonaventuri.
Pietro, abile nel vendere sogni come stoffe pregiate, aveva convinto la giovane Bianca — alta, prosperosa, occhi verdi come la laguna e una fossetta al mento che tradiva innocenza — a fuggire con lui. Alla madre, la dolce Pellegrina (di nome e forse anche di carattere), mostrava invece solo tessuti e buone intenzioni.
Giunta a Firenze, Bianca scoprì che la vita da “signora” era in realtà quella di moglie di un semplice mercante di tessuti. Ma la sua bellezza non passò inosservata al giovane Francesco de’ Medici, figlio del Granduca Cosimo I.
Francesco cominciò a frequentare l’emporio di Bonaventuri con una puntualità sospetta, attratto più da Bianca che dai “teli di pregiate fattezze”. Le malelingue sostengono che una delle figlie della coppia, Pellegrina (omonima della nonna), fosse in realtà frutto di questa relazione clandestina.
Il flirt finì bruscamente quando Cosimo decise di imparentarsi con gli Asburgo. Francesco fu così costretto a sposare Giovanna d’Austria, ultima dei quindici figli di Ferdinando I, imperatore del Sacro Romano Impero. Giovanna, di corporatura esile e curvatura spinale degna di un granchio in fuga, aveva già ricevuto rifiuti illustri, compreso quello di un conte transilvano dai denti sporgenti.
Il matrimonio fu celebrato tra fanfare e fasti, ma… niente “consumazione”. Giovanna, con il suo italiano improvvisato, andò da Cosimo lamentandosi:
Io essere bassa, brutta e pure gobba… ma tana mia ancora chiusa da tuo figlio puttaniere!”
Cosimo, preoccupato più per l’alleanza che per la morale, convocò Francesco e lo redarguì:
“Bischero! Se ci fai un maschio ci prendiamo l’appoggio austriaco per 400 anni. Falla mettere a pecora e coprile la gobba. Buco per buco son tutte uguali!”
Il metodo “politico” funzionò: Giovanna partorì sette figlie (solo due sopravvissero, tra cui Maria, futura regina di Francia) e un unico maschio, Filippo, morto in tenera età. La stessa Giovanna, incinta di nuovo, perse la vita dopo un aborto causato da una caduta legata al suo “passo imperiale”.
Nel frattempo, Francesco tornò tra le braccia di Bianca, ormai vedova. Il marito Bonaventuri era stato eliminato da sicari — si dice per ordine dello stesso Francesco. Bianca fu ufficialmente sposata dal Granduca, ma la loro felicità fu breve.
Ferdinando, fratello minore di Francesco e temendo che Bianca desse alla luce un erede maschio legittimo, decise di “prevenire”. Una bevanda liquorosa, gentilmente offerta ai due sposi, conteneva una dose letale di arsenico. Le analisi sui resti riesumati nel 2006 lo confermano: entrambi avvelenati.
Postilla medica:
L’arsenico, all’epoca, era un rimedio “universale” usato per tutto: dalla tubercolosi alla gotta. Le famiglie nobili, spesso affette da malattie genetiche per via degli incroci dinastici, lo assumevano regolarmente. Peccato che, come spesso accade con i rimedi miracolosi, curava un po’ tutto… e uccideva pure.