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Il decoro in Piazza Grande: ovvero l’arte dell’arredo urbano secondo la scuola di cialtroneria applicata

In Piazza Grande ad Arezzo, un cartello stradale danneggiato giace da giorni accanto al pozzo, trasformandosi in simbolo di incuria e improvvisazione urbana

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Benvenuti ad Arezzo, città d’arte, di storia, di cultura… e di cartelli stradali che sfidano il tempo come i monumenti etruschi. Sì, perché adesso in Piazza Grande, tra i lastricati storici e le case torri, accanto al celebre pozzo, nuovo protagonista delle cartoline turistiche, campeggia indisturbato da giorni un segnale stradale abbandonato. O meglio: “appoggiato” con grazia e nonchalance, come un artista di strada stanco dopo lo spettacolo.

Un cartello che indica il divieto di transito, certo. Simbolico, poetico quasi: vietato il passaggio… ma fate come vi pare, che tanto la pedonalizzazione è più un concetto filosofico che un’applicazione pratica. Un oggetto che dovrebbe regolare il traffico diventa parte dell’arredo urbano, con buona pace di chi crede ancora che Piazza Grande sia un salotto cittadino, e non un deposito temporaneo per la segnaletica fuori uso.

Perché lo lasci lì, direte voi? Perché spostarlo venti metri fino al magazzino della Fraternita (che esiste, sia chiaro) sarebbe chiedere troppo. Ventimetristi non siamo. A meno che non sia diventata opera d’arte contemporanea: “Segnaletica stanca in riposo accanto al pozzo”, installazione urbana in mostra permanente fino a data da destinarsi – o fino a che qualcuno non inciampa.

Certo, magari è stato divelto. Forse durante una manifestazione. Forse da un’auto, chissà, considerato che i divieti in Piazza Grande sono ormai facoltativi e autoreferenziali. Ma anche fosse: lasciarlo lì per giorni, a marcire sotto gli occhi dei turisti? A Frassineto – con tutto il rispetto per Frassineto – lo avrebbero già sistemato. O almeno nascosto per vergogna.

E le pattuglie? Qualcuna sarà passata, forse. Ma con la stessa prontezza di spirito con cui si affrontano le decorazioni natalizie ad aprile: “Non è compito nostro”, “Non è urgente”, “Non l’abbiamo visto”. Certo. Come non vedere un cartello appoggiato al pozzo più fotografato della città.

In fondo, questo è il nuovo concetto di decoro urbano: finto, lasciato al caso, approssimativo. Ma comodo. Il cartello? Fisso. Danneggiato. Inefficace. Ma in mostra. Come a dire: “Noi il segnale l’abbiamo messo, se poi nessuno lo rispetta, non è colpa nostra”. È la burocrazia performativa: facciamo finta di fare, così sembriamo impegnati.

Aspettiamo sabato, allora. Per festeggiare la settimana del cartello sedentario. Magari con una targa commemorativa:
“Qui giacque, per sette giorni e sette notti, un segnale ignorato da tutti.
Perché ad Arezzo, le regole sono mobili. Come i cartelli. O forse no.”

Alla prossima puntata: “Segnaletica dispersa e altri misteri del sottoscala”.

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Gino Perticai
Gino Perticai
Dal 1973 nel mondo della comunicazione, una breve esperienza Milanese con A.P.C. agenzia di Marketing, con l’avvento delle prime radio in Fm inizia una serie di esperienze nelle radio locali: Radio Torre Petrarca, Radio OK, Golden Radio, Radio Life,  fino al 1998 momento in cui l’innata curiosità e la voglia di sperimentare novità lo portano a maturare il primo interesse sul world wide web. E' da lì che nel 2000 nasce l’idea delle prime testate regionali on line. Fonda Arezzo Notizie e la dirige fino al Giugno 2016. l'Ortica è la sua nuova scommessa.
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