Capitolo V – Il topolino, la vacca, il cacciatore, il prete e l’OZo
Entrato nella rimessa, frugando nel piccolo portabagagli posteriore, il nostro Volpicelli, dopo aver esaminato le tasche delle portiere, trovò, oltre alla manovella per la messa in moto, due guanti di pelle usurati e un cappellino con la scritta: OZo – Viale Michelangelo, Arezzo.
Mentre stavano per congedarsi da Rosa, Menco, il loro mezzadro, arrivò di corsa.
“La vacca sta per figliare, dobbiamo avvertire il veterinario!”
Menco aveva più di settant’anni, due baffoni alla Stalin, un cappellaccio grigio, pantaloni appartenuti a qualche militare della Seconda Guerra Mondiale e un giubbotto verde scuro con mostrine sulle spalle, senza bavero. Sotto, indossava una camicia che, se un tempo era stata bianca, ora tendeva più al marrone, segno dei tanti lavaggi.Continua a leggere
L’ispettore salutò Rosa, che si stava preparando a salire sul barroccio di Menco, trainato da una miccia, per andare ad avvertire, a Ponticino, il facente funzioni di veterinario della zona.
Prima di recarsi alla chiesa di Pergine, l’ispettore volle fermarsi alla Locanda del Cacciatore, rinomata sia per la cucina sia come ritrovo delle truppe inglesi durante la guerra. Qui parlò con Beppone, il proprietario, e venne a sapere che Rosa, durante il conflitto, si accompagnava spesso a cena con graduati e soldati stranieri. A quel tempo, non era ancora sposata con Bruno Rispoli ed era originaria di Levane. Beppone raccontò che aveva avuto due aborti a seguito di incontri occasionali e che si diceva che, una volta, un soldato indiano con il turbante si fosse ferito seriamente in una rete dismessa dell’Itac, in seguito a un’improvvisa ritirata di Rosa, vista la lunghezza del suo… attrezzo.
L’ispettore e il questurino proseguirono verso la chiesa di Pergine. Attesero la fine della catechesi e parlarono con Don Renato, un giovane prete poco più che trentenne, dal fisico atletico e dai capelli corti, con una chierica appena accennata. Alto, occhi neri, un bell’uomo. Forse prete più per il posto fisso e l’avvenire assicurato che per vocazione.
Il parroco confermò la frequenza assidua della signora Rosa, ma si trincerò dietro il segreto confessionale. L’ispettore Volpicelli, con sguardo ironico, cercò di strappargli qualche informazione con domande indirette, ma senza successo.
Capitolo VI – Il cogito di Volpicelli
Tornato a casa dopo l’intensa giornata, Edoardo, l’ispettore, doveva riferire alla moglie Maria Grazia.
Maria: “Com’è andata oggi?”
Edo: “Come al solito, un fottio di lavoro!”
Maria Grazia: “Ti ho preparato una minestrina con le stelline, così ti rimetti in sesto.”
Dopo la cena fugace, Maria Grazia andò a letto, mentre Edoardo rimase nel tinello a mettere ordine nei suoi pensieri. L’unica cosa fuori posto era quel cappellino con la visiera dell’Ozo di Viale Michelangelo… Il prete sembrava a posto, il contadino pure. Ma Rosa? Troppo donna per quel Bruno.
Se fosse stata lei, avrebbe dovuto guidare il Topolino ed essere aiutata da qualcuno. Certo, l’uomo era stato ucciso, forse avvelenato, poi portato in via Erbosa e gettato nel fosso. Troppo facile dare la colpa alla moglie. E se fosse stata una morte naturale? Perché portarlo lontano, ad Arezzo?Continua a leggere
Non riuscì a dormire. Alle sette del mattino era già in piedi. Uscì di casa e, dal fondo di Via Petrarca, ancora non asfaltata, si diresse a piedi verso l’Eden.
Di fronte all’attuale sede della CISL c’era un piccolo gazebo con un distributore Ozo Petroleum. Aveva da poco aperto. Rolando, l’addetto alle pompe, lo salutò.
“Sono l’ispettore Volpicelli della questura. Volevo sapere quando avete distribuito i cappellini con la vostra pubblicità.”
“Neanche due settimane fa.”
**”E un cliente con un Topolino A, verde bottiglia, targa AR **? L’avete mai visto? Gli avete dato un cappellino?”
Rolando annuì subito.
“Sì, sì! È quel cliente che accompagna sempre, verso le sette, una di quelle che lavorano alla pesa.”
Appena rientrato in ufficio, Volpicelli chiese al sovrintendente di accompagnarlo di nuovo dalla signora Rosa. Così ripartirono verso Poggio Bagnoli.
Capitolo VII – La sorella
Arrivati con la solita Campagnola a casa della signora Rosa, non trovarono nessuno. La porta della rimessa era aperta, ma il Topolino non c’era. Edoardo disse al sovrintendente di portarlo al ristorante del bivio, ma non fecero in tempo a fare marcia indietro che Rosa tornò con l’auto.
Rientrarono in casa insieme alla donna che, dopo aver riposto il soprabito all’attaccapanni, li fece accomodare di nuovo nel salottino e chiese:
“Cosa c’è di nuovo?”
Volpicelli: “Lei ha la patente, signora?”
Rosa: “Certo!”
Edoardo: “Non gliel’avevo chiesto ieri, ma sono venuto per sapere se sapeva che suo marito accompagnava una… di quelle che lavorano ad Arezzo.”Continua a leggere
Rosa: “Sì, è mia sorella. Continua il lavoro che facevo anch’io durante la guerra.”
L’ispettore: “Ma non aveva detto che tutti i suoi parenti erano stati uccisi a Civitella?”
Rosa: “Certo, quelli di mio marito. Ma io ho una sorella che abita a Ponticino, e Bruno molte sere l’accompagnava al lavoro… Be’, non gliene avevo parlato. Me ne vergogno tanto, ma è per questo che vado sempre in chiesa, alla catechesi.”
“Senta, io dovrei parlare con sua sorella. Dove la posso trovare?” chiese l’ispettore.
“Sta a Ponticino, ma qualche volta dorme dai clienti. Se la vuole trovare di sicuro, questa sera sarà alla Pesa di Arezzo. Si chiama Angela Rispoli, come me, ma al lavoro si fa chiamare Lilly.”
Volpicelli, dopo aver salutato la signora Rosa, riprese la strada verso Arezzo. Fermatosi a Ponticino, all’indirizzo datogli dalla donna, non trovò Angela e proseguì verso la città.
Quella sera, dopo la solita minestrina e dopo che la moglie si era coricata, come d’accordo il sovrintendente passò a prenderlo con la Campagnola. Si diressero verso la Pesa.
Al loro arrivo, fu il caos: un fuggi fuggi generale. Due donne si nascosero nel cassone di un rimorchio posteggiato all’Alberata, un’altra cercò di arrampicarsi sul muro del bastione dell’Eden, ma cadde rovinosamente a terra. Alcuni uomini scapparono in bicicletta, altri in auto o in Lambretta.
“Non è una retata! Non è una retata!” urlò il sovrintendente.
Nel frattempo, Volpicelli era sceso dalla Campagnola e si avvicinò alla donna che aveva tentato di arrampicarsi. Era proprio lei: Angela, la Lilly.
Il Mistero del Fosso
Un cadavere misterioso trovato in un fosso. L’ispettore Volpicelli indaga tra indizi enigmatici e un possidente scomparso