Caterina Sforza inviò il piccolo Ludovico, poi conosciuto come Giovanni dalle Bande Nere, a Firenze, nascondendolo presso lo zio Lorenzo il Magnifico. L’obiettivo di Caterina era avviare una richiesta di parte dell’eredità paterna: Giovanni era infatti figlio del defunto Giovanni di Pierfrancesco de’ Medici, fratello di Lorenzo.
Caterina Sforza, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, era signora di Imola e Forlì. La sua fama la precedeva: una donna guerriera, astuta e vendicativa, non esitò a bruciare un intero quartiere di Forlì – quello degli Orsi – abitato da nobili ribelli.
L’infanzia nascosta di Giovanni
Tornando a Firenze e al giovane Giovanni, questi fu presto avviato all’uso di spada e pugnale. Per tenerlo lontano dalle attenzioni di Lorenzo il Magnifico, il ragazzo crebbe in parte in un convento: l’istituto religioso di San Vincenzo Annalena. Questo convento, situato in una traversa di Via Romana (oggi Via Santa Maria, vicino a Via del Campuccio, ora scomparso), apparteneva alle Terziarie Francescane. Sebbene di clausura, le religiose non prendevano voti, ma facevano una promessa alla Chiesa di rispettare le promesse battesimali e tendere alla santità. L’istituto era stato fondato nel 1454 da Annalena Malatesta, vedova di Baldaccio d’Anghiari, celebre per la vittoria riportata nel 1440 nella battaglia di Anghiari contro i Visconti di Milano. Baldaccio fu barbaramente ucciso nel 1441.
Per nascondere Giovanni a Lorenzo, si racconta che le suore lo travestirono da donna, vestendolo con l’abito di una novizia. Malvolentieri, il ragazzo si ritrovò forzato dalle religiose, che gli fecero indossare un saio bianco e una cuffia per coprire i capelli. La leggenda narra che Giovanni, indignato, abbia esclamato:
“Me sembra de esse’ ’na femminiella! E voi, brutte stronze, da grande ve farò… così!”, allargando le sue braccia ancora esili.
La turbolenta adolescenza di Giovanni
Alla morte di Lorenzo il Magnifico e della madre Caterina, Giovanni passò sotto la tutela di diverse figure: prima un certo Numai, poi il canonico Francesco Fortunato, e infine Jacopo Salviati, marito di Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo.
La natura impetuosa di Giovanni emerse presto: a soli 13 anni uccise un coetaneo durante uno scontro tra bande giovanili di Firenze. Nel 1513, Jacopo Salviati lo portò con sé a Roma, alla corte di Leone X, fratello di Lucrezia.