Era la prima decade di marzo 1983, quando, a bordo della mitica Autobianchi 111 color “gatto soriano”, partimmo alla volta di San Giacomo di Roburent, a 1100 metri sulle pendici del Monte Mindino (1800 m), nelle Alpi Marittime. Con me c’erano mio cognato Amleto, il suo cognato, due coppie di amici loro, e, naturalmente, mio figlio Tommaso di 8 anni. Io ero solo con lui: mia moglie era impegnata a insegnare a Reggio Emilia.
La nostra permanenza sarebbe stata breve. La domenica successiva avrei dovuto partecipare ai Campionati Toscani Bancari all’Abetone, sulla pista Zeno, e il sabato avevo in programma una gara FISI di slalom speciale al Pulicchio. Così, i nostri giorni in montagna erano limitati a due intensi giorni di sci e divertimento.
Sin dal primo giorno, Tommaso fu inserito nella classe più avanzata del corso per bambini. Nel frattempo, io mi allenavo su una serie di pali stretti per lo slalom, attirando l’attenzione di uno dei maestri di sci del comprensorio, che si fermò a guardare.
Nel pomeriggio, mi dedicavo interamente a mio figlio. Insieme affrontavamo una pista intermedia con porte da gigante, e lui migliorava rapidamente. Dopo due giornate di allenamenti serrati, decidemmo di saltare la doccia: riempimmo la vasca da bagno con acqua calda e abbondante schiuma di sapone. Mentre eravamo immersi nel bianco soffice, Tommaso mi guardò e disse con entusiasmo:
“Babbo, mi sembra di essere in Paradiso!”
La mattina seguente, lasciammo San Giacomo. Tornai giusto in tempo per conquistare il secondo posto ai Campionati Toscani Bancari, dietro al leggendario Rosi, ex campione toscano assoluto. La gara FISI fu invece rinviata.
Intanto, Tommaso si era distinto nella gara di fine settimana bianca, vincendo una coppa enorme, quasi più grande di lui.
Quel weekend, breve ma memorabile, non fu solo un’occasione per affinare la tecnica, ma un momento speciale da custodire per sempre: un giorno in Paradiso, condiviso tra un padre e suo figlio.
Tommaso ad 8 anni vinse la gara di fine corso sia per adulti e bambini, era già un campioncino, l’ anno successivo vinse un gigante a Madonna di Campiglio, partendo con l’ultimo pettorale n72 e diastanziando tutti i coetanei della sua età di ben 10 secondi, i maestri del posto me lo volevano “rapire” per farlo rimanere lì.