Il Comune di Arezzo ha studiato la difficile arte di lasciare significativi angoli della città di Arezzo senza cure e spiegazioni.
Imparando quella che non è una scienza infusa.
Che vi credete!
Non è risaputo ma è bene che si sappia: l’amministrazione comunale in carica nonchè la precedente, sono andate , appositamente, a lezione dal conte Andrea Carandini dei marchesi di Sarzano.
Discente diligente di colui che, al di là di essere un patrizio di Modena e nobile di Bologna, è un insegne accademico in Archeologia, cattedratico dell’Università La Sapienza.
Un collega del sindaco Ghinelli, insomma, in quanto docente universitario anche il nostro Primo Cittadino.
Aggiungiamo, a completamento di questa informazione non risaputa in città, che il conte Andrea Carandini dei marchesi di Sarzano è stato anche Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali.
A questo punto, abbiamo detto tutto e anche i meno attenti sono in condizione di comprendere come mai sia sua scolara.
La didattica del conte Andrea Carandini dei marchesi di Sarzano insegna che gli archeologi tendono spesso a sopravvalutare ciò che hanno rinvenuto e sottopongono povere strutture a inutili e costosi restauri, lasciando invece spesso importanti rovine senza cure e spiegazioni.
Purtroppo, il Comune amministrato da un’amministrazione che non soltanto studia in didattica a distanza ma amministra a distanza la città, ha preso alla lettera la lezione del conte Andrea Carandini dei marchesi di Sarzano, che nelle sue intenzioni voleva essere una critica e non una istigazione.
E la sta applicando alla lettera, da brava scolara diligente, come dimostra questa foto, scattata al Prato.
Meno male che non ci sono piu’ i rullini e che le foto non le devi piu’ stampare altrimenti per protestare bisognava essere Milionari