Arriva fresco di buon mattino nelle caselle delle redazioni toscane il bollettino dell’Arpat che contiene un sacco di informazioni riguardo gli incendi che hanno colpito impianti produttivi e di trattamento di rifiuti.
Un tema del quale si è tornati a parlare dopo i roghi scoppiati nel nord Italia e dopo quanto accaduto alcuni giorni fa fra Foiano (vedi foto) e Ponte San Giovanni, in provincia di Perugia.
Oggi, mentre si celebra in tutto il mondo l’evento #fridaysforfuture non potevamo non trattare un argomento che altrimenti interessa solo quando capitano i pasticci.
I dati parlano di almeno 22 casi nel 2018: «Gli incendi ed il conseguente rilascio di sostanze in atmosfera costituiscono una delle tipologie di emergenze ambientali che implica l’attivazione di Arpat – spiega l’agenzia regionale – A partire dal 2016 come redazione abbiamo iniziato a monitorare questi eventi ed i relativi accertamenti dell’Agenzia e a raccontarli tramite una mappa interattiva».
Sulle cause che hanno comportato questi fenomeni non si deve fare di tutta l’erba un fascio e occorre evitare i soliti deliri da complottisti, ma certo ci sono cose che lasciano perplessi, in particolare il numero di impianti di trattamento rifiuti andati a fuoco negli ultimi anni (altra mappa interattiva) e le possibili ragioni di un fenomeno che è in preoccupante crescita, come spiega un articolo del Sole 24 ore.
«Nel corso del 2018 sono stati 22 gli incendi che hanno interessato attività industriali sparse per tutto il territorio toscano, su cui è stata chiamata ad intervenire in emergenza anche Arpat – spiega ancora l’agenzia – spesso attraverso la Sala Operativa della Protezione Civile (SOP) della Città Metropolitana di Firenze, nel 2016 tali interventi sono stati 15 e nel 2017 23)».