Sono andati in centomila
alle baite tirolesi,
non più botoli ringhiosi
gli aretini del duemila.
Piazza Grande cambia faccia,
ma che logge del Vasari,
ma che abside di pieve
o palazzi medievali.
Oggi è ben che a tutti piaccia
non lo stil del Rossellino
ma la baita di legno
del villaggio altoatesino.
Non la fonte secentesca,
l’astronomico orologio
o le maestose torri
dal passato più glorioso,
ma casette di montagna
nel bel mezzo della piazza,
che ci stan,nessun s’offenda,
come il cavolo a merenda.
Qui non trovi i toschi cibi,
come i rocchi o la porchetta
con il pane casereccio
ed un gotto di buon chianti.
Trovi speck e canederli,
gulash,strudel, bretzel pane,
bevon birra tutti quanti,
e si gonfiano le pance.
No, aretini del duemila,
non è tosca tradizione
quella che vi si presenta
ma direi che è più tedesca.
pierugo chini
Pane bianco ed intrecciato,
di buon gusto e ben salato;
pane nero ed integrale,
tante spezie, a cadere;
rocchi nordici e verdure,
stinc’arrosto e zuppa calda…
fan la gioia del Natale,
non davvero ma per un po’,
alla crisi non penserò!
Il Natale in piazza Grande
non sol’è arte e dipintura,
m’anche fervida pazienza
per la baita o la ruota
un ingresso conquistare.
Ebbene sì, amici miei,
arte e pancia fan di Arezzo
un bel posto pel turista,
che da lontano o da vicino
adesso sì, fa capolino!
Se l’ikastica e suo’ cenci
a voi tutti sono garbati,
arte strana, a ben vedere,
che co’arezzo poc’ha da spartire…
eppur sì, s’è fatta, eccome,
bench’è di gitani ad ammirare
poche flotte, anzi, radi!
Un comune illuminato,
collo sguardo lungh’e alato
finalmente è arrivato!
Mal pensando vo’ dicendo:
com’è che adesso tutt’è critica,
mentr’a tempi d’altre genti
tutt’aposto vi pareva?
Vo’ dicendo a me stesso:
sta’ vedè ch’è gelosia
o politica ritrosia.