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Croatti, la flottiglia e il mare magnum dei commenti: cronaca di un linciaggio social

Flottiglia, senatore e social: quando l’eroismo diventa meme e il popolo giudice supremo

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Il senatore del M5S Marco Croatti imbarcato sulla cosiddetta Global Sumud Flotilla manda un video in cui dice — testuali parole — “Se state guardando questo video, sono stato rapito… Per favore, dite al mio governo di richiedere il mio rilascio immediato e di tutti gli italiani imbarcati”. Nel giro di niente la notizia rimbalza sulle agenzie e le televisioni: Croatti risulta tra i fermati/trasferiti dopo l’abbordaggio; la vicenda ha provocato una valanga di reazioni in patria

E qui, signore e signori, entra in scena l’italiano medio con il telefonino, quel cittadino silenzioso fino a ieri che oggi è un commentatore professionista. Quasi tutti — a detta di chi ci ha messo il naso — hanno riversato lo spirito civile e la prosa pacata che conoscete: “stai a casa”, “arrangiati”, “butta la chiave” e qualche perla di alta letteratura popolare. Ne ho scelti i migliori (ovvero i più fragranti, sferzanti e tipici), condensandoli come si fa con l’olio buono: un filo di sarcasmo, un pizzico di dialetto e una spruzzata di malanimo.

I commenti (selezione top dal mare dei “voi l’avete voluto”)

Mirco:“La vostra campagna elettorale la fate in carcere.”
Slogan elettorale istantaneo: votami che ti tiro fuori.

Luciano: “Prossima volta stai a casa.”
Il consiglio da salotto: meno mare, più divano.

Tonio: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso… essendo un parlamentare hai messo a rischio la pace tra due nazioni amiche!”
Classico mix di moralismo e realpolitik da bar.

Gigio:“Per me possono lasciarti lì lo sapevate”
Ecco il “servizio clienti” dell’Italietta: non vogliamo resi.

Giampiero: “In galera a vita”
Taglio netto, stile forbice-lampadario.

Melisa: (commento lungo) “Un parlamentare dovrebbe evitare guai… prenderà lo stesso tutti gli appannaggi?… Un po’ di dignità non guasterebbe.”
La versione civile che tocca punti pratici: stipendio, dignità e accuse di ciarpame mediatico.

Crackupart: commento dotto con citazione del codice penale e invito a processi.
Quando il commento si trasforma in mini-udienza: gente che legge gli articoli e li mette in riga.

Dante: “Pane e acqua… in alcune zone dell’Italia non hanno strade… e voi andate dove non dovete andare”
Il confronto patriottico: prima i poveri di casa nostra, poi le gite solidali.

Sergio:“Rimanede li ci stanno facendo un grandissimo piacere 🤣🤣🤣”
Il tifoso della punizione: applausi e pop-corn.

Butterei la chiave!!! (più voci, fra cui Tonino Tedeschi e Marco Mongelli)
Il lanciatore di chiavi, antologia del sadismo simbolico.

Tilde: “Che vergogna questi commenti! Quanti sapientoni….siamo alla frutta…”
L’eco della coscienza collettiva che esclama “basta!” — almeno qualcuno mostra empatia.

Roberto: lunga difesa contro l’egoismo: “se questo paese va male… quando avremo bisogno noi di aiuto piangeremo…”
Il commento che ricorda il dopoguerra e l’idea di solidarietà come investimento a lungo termine.

Commento dell’Ortica (traduzione: sarcasmo con doppi fini)

Cari miei, la timeline si è trasformata in un porto d’altura dove ogni barca ha scaricato il suo carico di bile. C’è chi vorrebbe che il senatore prendesse la tessera del circolo “Mai più gite fuori stagione”, e chi invece, con rare eccezioni, ricorda che la solidarietà è una faccenda più complicata di un like su Facebook.

La gente ha fame di giustizia pratica: pagamenti, stipendi, rimborsi. Questo spiega i commenti che chiedono conto delle pensioni, dei servizi e — con un linguaggio popolarissimo — di chi “prima pensi al suo orticello”. Ma non mancano le perle di malvagità pura, che qui servono solo a ricordarci che il populismo non ha confini; nasce sotto casa, si coltiva al mercato, e si annaffia su Internet.

E se il senatore ha chiesto l’intervento del governo, qualcuno ha risposto con quelle che potremmo chiamare le “regole del mercato sociale”: arrabbiature, risentimenti, e qualche saggio che invita alla responsabilità collettiva. In tutto questo, la risata amarognola dell’Ortica dice: se si voleva fare una dimostrazione “umanitaria” con buona stampa, pazienza — ma se te la sei voluta fare col vento contrario, non stupirti se il guscio di noce si riempie d’insulti.

Finale amaro e un consiglio (per chi legge e per chi va in flottiglia)

La Rete è una spiaggia: ci si va per prendere il sole, ma anche per beccarsi la salsedine. Se volete un consiglio gratuito da bar: prima di salpare, verificate il meteo politico. Se invece preferite il rischio, ricordate che l’Italia ha una scuola di commentatori che non perdona — e che alle volte la solidarietà si paga con la pazienza, non con i like.

E adesso, signori, torniamo alle cose serie: qualcuno porti un caffè a chi è rimasto a commentare, che queste mareggiate sociali stancano l’anima.

7 Commenti

  1. Ma il problema della visceralità dei commenti, caro Bufaloni, è unilaterale oppure generale? Si può discutere se tutto possa ridursi all’affermazione di un genocidio? Se Israele abbia quelche ragione? Se gli ostaggi israeliani debbano essere liberati? Prova a discutere queste cose e vedrai se non ti becchi urla, insulti e se non sei considerato alla stregua dei nazisti.
    Ho visto sul Tube la premiazione del sindaco di Reggio Emilia a Francesca Albanese e sono rimasto esterrefatto da questo personaggio che ormai è considerato come una Madonna apparsa a illuminarci e che ormai così modestamente si considera. Il sindaco che ha auspicato la fine del genocidio e il rilascio degli ostaggi è stato sonoramente contestato dalla sala e la Madonna lo ha illuminato che non è appropriato parlare degli ostaggi e tuttavia per questa volta lo perdonava. Ben gli sta a questi sindaci premiaroli.
    Ho visto un’intervista alla Greta Tunberg in barca nella flottiglia. Diceva che nel mondo si è perso il senso di umanità e lo scopo della flottiglia era mandare un messaggio per recuperarlo. Mi è sembrata un’idea apprezzabile, senonché poi l’inquadratura è andata sulla tolda della barca dove un gruppo di flottiglianti ha intonato: Palestina libera dal fiume al mare! Ma allora, dico, questi della flottigia vogliono la fine della guerra o sono sostenitori di Hamas come dicono gli israeliani?
    Siamo di fronte a un dramma enorme ma la sua complessità viene rifiutata, e non è una novità, vale ormai per tutto.

    • Capisco che il tema susciti emozioni forti, ma credo sia importante distinguere tra il diritto alla critica e le semplificazioni che rischiano di degenerare in odio o disinformazione. Le parole di chi partecipa al dibattito non rappresentano necessariamente l’intero movimento, e ridurre tutto a estremismi non aiuta a capire la complessità delle situazioni — né in Palestina né in Ucraina.
      Forse la cosa più utile oggi è mantenere uno spazio di confronto basato su fatti, empatia e rispetto per tutte le vite coinvolte, senza cedere alla logica del “noi contro loro”.

      • Certo, c’è estrema necessità di critica rispetto a quello che sta accadendo in Palestina, perché la situazione è ormai inaccettabile e se non c’è una forte pressione esterna non c’è speranza di trovare una soluzione. Purtroppo anche Israele appare quasi irrimediabilmente orientata verso un suo “Palestina libera dal fiume al mare” e la parte di popolazione che non crede a simili soluzioni unilaterali è presente, si fa sentire, ma è purtroppo ormai minoritaria. Non si può portare avanti una guerra così all’infinito, con queste conseguenze, e i governi europei, a partire dal nostro, dovrebbero essere molto più pressanti verso Israele. Ma vedere i cortei dominati da chi pensa che la soluzione del problema debba essere in sostanza di cacciare 8 milioni di ebrei fa cascare le braccia. E chi vuole veramente la pace non può mischiarsi con chi considera il 7 ottobre una atto di resistenza.

        • Hai perfettamente ragione nel sottolineare la necessità di una critica lucida e ferma verso ciò che sta accadendo in Palestina: non si può rimanere indifferenti davanti a una tragedia umanitaria di queste proporzioni. Allo stesso tempo, condivido la tua preoccupazione per chi trasforma il dolore e la rabbia in slogan estremisti o in una negazione dell’esistenza stessa di Israele: questo non porta alla pace, ma alimenta ulteriormente odio e polarizzazione.

          Serve una voce forte e coerente, che chieda il rispetto del diritto internazionale, la fine delle violenze da entrambe le parti e una prospettiva politica reale per due popoli che hanno diritto a vivere in sicurezza e dignità. La solidarietà non può mai significare giustificare atrocità, né da un lato né dall’altro.

  2. Hai ragione a notare che il dibattito si è fatto spesso viscerale e che chi prova a introdurre sfumature rischia di essere bollato come “nemico”. Eppure la complessità non può essere ridotta a slogan: né al solo termine “genocidio”, né alla sola parola “terrorismo”.

    Per orientarsi in una vicenda così drammatica, credo serva distinguere almeno tre piani:

    Il diritto degli ostaggi a essere liberati
    , che dovrebbe unire tutti senza se e senza ma.

    Il riconoscimento delle sofferenze dei civili palestinesi, che non significa automaticamente schierarsi con Hamas.

    Il ruolo della politica e delle istituzioni italiane, che va discusso e anche criticato, ma senza scadere nel dileggio personale o negli insulti.

    Tenere insieme questi piani è difficile, ma necessario. Altrimenti si finisce per trasformare un dramma umano in una tifoseria da social, dove ogni voce che non si allinea viene travolta da urla e accuse. Forse la vera sfida è proprio questa: accettare la complessità e difendere uno spazio di confronto che non cancelli la sofferenza di nessuno.

    • Poi, Bufaloni,per non farmi mancare niente, ho sentito Ginevra Bompiani dire: Hamas=Pertini, Zalensky in una cella di 4x4m con Trump, Nethanyau, Ben Gvir, Smotrich…il resto l’ho rimosso perché le ha sparate una dietro le altre. Mi sono poi rifatto la bocca con il video del corposo corteo aretino, che gridava ” Palestina libera dal fiume al mare”. Che queste siano le posizioni prevalenti di chi oggi manifesta lo sospettavo, mi sembra che ora sia caduto ogni “pudore”. Abbiamo un movimento che si proclama pacifista e accenderebbe micce a tutto quel che ha potenziale esplosivo. I palestinesi non usciranno mai dalla loro situazione tragica con questo tipo di sostenitori, o, se un giorno dovessero riuscirci, sarà facendo un auspicato genocidio al cubo. Quanto agli Ucraini cazzi loro, sono servi dell’imperialismo da cui Putin si è dovuto difendere e Zalenski ha messo il paese in mano ai nazisti ( quantunque sia ebreo, ma dagli ebrei, si sa, ci si può aspettare la qualunque).

  3. Perdonatemi , il tema è davvero serio e le osservazioni fatte sono equilibrate e per questo ormai rare in simili contesti , per cortesia potreste riordinare la cronologia delle risposte .
    Grazie , un lettore.

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Gianni Bufaloni
Gianni Bufaloni
Gianni Bufaloni (nato il 1° aprile di un anno imprecisato, perché gli piace mantenere un alone di mistero) è un giornalista, scrittore e debunker di professione, noto per il suo acume nel smontare bufale e teorie del complotto con una buona dose di ironia. Cresciuto tra vecchie macchine da scrivere, giornali ingialliti e discussioni animate al bar, sviluppa fin da giovane un'insana passione per la verità… e per il caffè corretto. Dopo una laurea mai del tutto confermata in Giornalismo Investigativo presso l'Università della Vita e un master in Sarcasmo Applicato, si dedica alla sua missione: scovare fandonie, ridicolizzare fake news e dare il tormento ai complottisti più fantasiosi. Ha collaborato con testate inesistenti come Il Giornale delle Bufale, La Verità (Quella Vera) e Fact-Checker’s Monthly, oltre a essere autore del bestseller immaginario "La Terra è rotonda e altre scomode verità". Attualmente vive tra la redazione e i social, dove smonta quotidianamente le teorie più assurde con il suo motto: "Una bufala al giorno toglie il neurone di torno". Se lo cercate, probabilmente sta battibeccando con qualche utente convinto che gli Illuminati controllino il meteo.
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