Abbiamo documentato di tutto: materassi accampati tra i cespugli, divani panoramici abbandonati nei boschi, sanitari che sbucano come funghi e ogni genere di arredo urbano posticcio lasciato al verde della nostra inciviltà. Una galleria degli orrori degna di un reality show dedicato al peggiore del riciclo.
E quando pensavamo che l’inventiva dell’abbandono avesse raggiunto il limite, eccoci serviti: nei cestini dei parchi pubblici, tra un cartoccio di gelato e un pacchetto di sigarette, spunta il meglio del peggio. Al Parco Ducci di Arezzo – sì, proprio quello dove sorge il centro prelievi – un cittadino ha segnalato (con tanto di foto) un cestino contenente un contenitore per urinocoltura e alcune provette… con le feci. Avete letto bene: urine conservate per 24/48 ore e campioni biologici lì, a fare bella mostra accanto a un fazzoletto usato.
Passi per i vibratori guasti – almeno quelli, poveretti, sono caduti in battaglia – ma i rifiuti ospedalieri abbandonati in un cestino del parco sono il colmo. Non solo inciviltà, ma un problema igienico e sanitario tutt’altro che trascurabile.
Ci chiediamo: serve davvero l’ennesima segnalazione per intervenire? O aspettiamo che i cestini inizino a distribuire referti?
Nel frattempo, se avete in programma una passeggiata al parco, portatevi pure il disinfettante. Magari anche un paio di guanti. E, perché no, una mascherina. Ma non per il Covid, stavolta: per la dignità urbana ormai in stato comatoso.