Ah, l’Alpe di Poti: polmoni verdi, boschi rigogliosi, l’aria frizzante che accarezza l’anima. Un luogo che non delude mai chi ama immergersi nella natura. E se pensavate di trovarci solo querce, castagni e cinguettii, beh, cari amici, vi sbagliate di grosso. Lungo la via dello Scopetone, nella parte che scende verso Palazzo del Pero, c’è una novità che farà scalpore tra gli appassionati di installazioni artistiche… o almeno così la definirebbe il suo ignoto autore.
Un divano, una poltrona e… un ventilatore!
Non stiamo parlando del catalogo di un negozio di arredamento, ma di un’esibizione spontanea che possiamo ammirare direttamente dalla strada, senza neppure dover parcheggiare l’auto. Basta una rapida occhiata alla scarpata, ed eccolo lì: un divano che sembra sussurrarti “Vieni, siediti, ammira il panorama”. Poco distante, una poltrona completa l’arredo, perché il comfort non conosce limiti, nemmeno in una discarica improvvisata. E per chi si sentisse sopraffatto dall’afa durante le calde giornate estive, non manca un ventilatore, pronto a rinfrescare il nulla.
L’arte della memoria e del caos
Ma non finisce qui: volano quaderni e fogli di scuola, frammenti di sogni di studenti che forse un giorno avrebbero voluto lasciare un segno nella società. Beh, missione compiuta! Anche se probabilmente non in questo modo. Tra i detriti, si intravede materiale “non meglio definito”, il che aggiunge un tocco di mistero a questa installazione. Perché fermarsi alle banalità, quando si può sfidare l’interpretazione del pubblico?
Il genio dietro l’opera
La vera domanda è: cosa avrà pensato, in quel momento, l’autore di questa performance? Possiamo immaginarlo: un momento di riflessione sul consumismo? Un esperimento sociologico per studiare la reazione degli automobilisti? O forse un tentativo di creare una versione rustica della “natura morta”? No, probabilmente il pensiero era più semplice: “Tanto qualcuno se ne occuperà”.
Difficile da rimuovere, impossibile da ignorare
La posizione scelta non è casuale: una scarpata, perché ogni grande opera ha bisogno della giusta cornice. E quale cornice migliore di un luogo che rende tutto più complicato da recuperare? Un colpo di genio che sottolinea quanto poco ci interessi l’impegno degli altri.
L’ironia della sorte
E così, mentre i turisti si avventurano nei boschi dell’Alpe di Poti per trovare pace e ispirazione, ecco che, inaspettatamente, trovano un manifesto dell’incuria umana. Ironico, vero? La natura, così tanto amata a parole, diventa il deposito delle nostre peggiori abitudini.
Un invito alla riflessione
Se qualcuno, passando, vorrà fermarsi e contemplare questa scena, avrà due possibilità: sorridere amaramente o indignarsi. E magari, chissà, qualcuno potrebbe anche pensare di fare qualcosa per ripulire. Nel frattempo, l’opera rimane lì, ben visibile a tutti. Perché in fondo, il brutto ha un modo tutto suo di non passare inosservato.
E voi? Siete pronti per il prossimo tour artistico?