Pochi lo sanno, e nemmeno io lo avrei mai immaginato: un devastante tornado colpì New Orleans e le terre interne della Louisiana, gettando scompiglio in quella che allora era ancora una colonia francese. Era appena terminata la campagna di Napoleone in Nord Africa, e l’Impero francese dominava gran parte del Mediterraneo occidentale. La notizia del disastro attraversò l’oceano e raggiunse Bonaparte a Parigi.
Napoleone chiese subito al suo Stato Maggiore quanto tempo ci sarebbe voluto per inviare un esercito e una flotta fino alle coste del Golfo del Messico, allora territorio francese. La Louisiana, infatti, aveva una storia complessa: prima degli spagnoli, poi degli inglesi, fino a diventare rifugio per molti francesi esiliati dal Canada dopo la conquista britannica. Questi ultimi risalirono il Mississippi e si insediarono in quelle terre paludose e selvagge, popolate da alligatori e poverissime di risorse.
Dopo la Rivoluzione francese, la Louisiana tornò sotto controllo francese, ma Napoleone — stretto dagli impegni europei e concentrato sull’espansione ad est — colse al volo la proposta d’acquisto del presidente americano Thomas Jefferson. Era il 1803 quando, con quello che passerà alla storia come l’“Acquisto della Louisiana”, gli Stati Uniti ottennero oltre 2 milioni di chilometri quadrati (non 2.149!) a un prezzo ridicolmente basso.
Tornado, paludi, alligatori… tutto contribuì a svalutare un territorio che, con il tempo, si sarebbe rivelato ricco di risorse naturali, pesce, e gamberi. Un affare d’oro per gli USA, una svista imperiale per Napoleone.