C’era una volta un mondo semplice, in cui il 19 marzo i bambini tornavano a casa con lavoretti improbabili per il papà e a maggio con creazioni altrettanto discutibili per la mamma. Erano momenti di puro artigianato casalingo, dove il cartoncino e il glitter regnavano sovrani. Ma poi, colpo di scena! Qualcuno si è accorto che non tutti i bambini hanno un papà o una mamma da festeggiare. E, siccome viviamo nell’epoca del “tutti felici e nessuno deve sentirsi escluso”, ecco la rivoluzione: la Festa della Genitorialità!
La Scuola Maria Consolatrice di Arezzo ha deciso di mandare in soffitta la tradizione per abbracciare un’illuminata pedagogia che mette tutti d’accordo (tranne quelli che non lo sono). Niente più distinzioni di genere: il 3 giugno, mamme e papà salgono insieme sul trono della genitorialità, unendo le forze in un’unica grande celebrazione. Perché, diciamocelo, chi se ne frega delle radici culturali quando possiamo risparmiare un trauma a chi ha una situazione familiare diversa?
Ma attenzione, perché non tutti applaudono entusiasti. Il Popolo della Famiglia, che già dal nome suggerisce una certa affezione per le vecchie abitudini, ha alzato il sopracciglio e imbracciato la tastiera per lanciare l’attacco. “Una violenza inaudita!”, gridano indignati. “Costringere i nostri bambini a rinunciare a esprimere affetto nei confronti dei genitori è inaccettabile!”. Che poi, a dirla tutta, i bambini l’affetto lo esprimerebbero comunque, festa o non festa. Ma tant’è.
Il tutto è esploso il 19 marzo, quando, al posto dei soliti bigliettini e lavoretti destinati ai papà, le famiglie hanno ricevuto… il nulla. E a quel punto, apriti cielo! Tra le più sconvolte, una nonna che ha trovato nella cancellazione della festa un affronto personale e ha immediatamente contattato l’Osservatorio Scuola del Popolo della Famiglia. “Ma almeno un disegno storto, una poesia con le rime bacate, un portachiavi di pasta cruda, nulla?!”, avrà pensato con le lacrime agli occhi.
Dall’altro lato, la scuola difende con fermezza la sua scelta: “Nessun bambino qui ha genitori dello stesso sesso, ma la festa della Genitorialità è nata per tutelare chi non ha entrambi i genitori vicini o in vita”. Insomma, una rivoluzione pedagogica che sostituisce i lavoretti con un messaggio di inclusione. Ma senza colla vinilica e glitter, il progresso ha davvero senso?
Così, mentre gli adulti litigano su quale sia il modo migliore per proteggere i bambini, i diretti interessati probabilmente si chiedono solo quando potranno tornare a casa con un orrendo manufatto da regalare ai propri genitori. Nel frattempo, le mamme e i papà si preparano ad attendere fiduciosi il 3 giugno, la nuova data sacra della genitorialità moderna. Sempre che nel frattempo qualcuno non decida di abolire anche quella, per non offendere i bambini orfani di entrambi i genitori. Perché si sa, non c’è mai fine all’inclusione.
La scuola Maria Consolatrice ha preso una decisione. E chissenefrega!!! W i babbi e le mamme che siano etero o gay
I bambini non sono fatti di cristallo e possono trovare in sé stessi, se supportati da figure adulte responsabili ed attente, tutte le risorse per elaborare una realtà dolorosa. Impedire l’espressione della loro forza riparativa, per accettare anche il lato doloroso dell’esistenza, significa indebolirne la personalità e saranno adulti incapaci di tener fronte ai no della vita. Purtroppo non tollerare le inevitabili frustrazioni che la vita comporta può dar luogo a comportamenti pericolosi per se’ e per gli altri, come le cronache quotidianamente ci informano.
La vorrei ringraziare per il commento illuminato, che spero venga letto da qualcuno degli ideatori di questa trovata assolutamente inconcepibile. E complimenti anche a chi ha scritto l’articolo, che con ironia e sarcasmo mette perfettamente in luce le ombre nascoste dietro questo buonismo stucchevole. Vorrei ricordare anche che nella stessa scuola festeggiano la festa dei nonni, quindi evidentemente i bambini che non hanno i nonni (sicuramente più numerosi di quelli senza un genitore) non meritano l’empatia di questo nuovo modello di inclusione forzata. Rimane solo un gigantesco MAH alla fine di tutta sta storia…