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sabato, Maggio 3, 2025
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Polmoniti, nuovi parametri di ossigenazione migliorano il trattamento

Uno studio condotto all’ospedale di Arezzo dimostra che l’uso combinato di sei indici di ossigenazione migliora la prognosi e il trattamento delle polmoniti.

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Uno studio condotto all’ospedale di Arezzo dimostra l’efficacia di sei diversi indici per prevedere l’andamento della malattia e ottimizzare le cure

Un’importante ricerca condotta presso l’Unità Operativa Complessa di Pneumologia e UTIP dell’ospedale di Arezzo, diretta dal dottor Raffaele Scala, ha dimostrato che l’impiego di sei diversi indici di ossigenazione permette di prevedere con maggiore precisione l’evoluzione della polmonite da COVID-19 e ottimizzare i trattamenti non invasivi. Lo studio, realizzato dalla biologa Laura Carrassa grazie a una borsa di studio finanziata da Fondazione Cesalpino e Calcit Arezzo, è stato pubblicato sulla rivista scientifica “Pneumonia”.

Analizzando quasi 400 pazienti con polmonite da COVID-19 trattati con supporti respiratori non invasivi – tra cui alti flussi, casco e ventilazione non invasiva – la ricerca ha evidenziato che l’utilizzo combinato di più parametri di ossigenazione, ricavati da prelievi arteriosi, consente di valutare precocemente l’efficacia del trattamento. In questo modo, i medici possono stabilire in poche ore se un paziente può proseguire con la ventilazione non invasiva o se necessita di intubazione e trasferimento in terapia intensiva.

«Questa scoperta è particolarmente rilevante anche oggi, al di là del COVID-19 – spiega il dottor Raffaele Scala – perché permette di applicare lo stesso metodo alle polmoniti di altra origine, migliorando la gestione clinica dei pazienti e riducendo i rischi legati a una ventilazione non adeguata».

Il contributo della dottoressa Laura Carrassa è stato fondamentale, grazie alla raccolta e all’analisi dei dati nel pieno dell’emergenza pandemica. Un ringraziamento va anche alla dottoressa Stefania Arniani, del servizio di epidemiologia di Asl Tse, per il supporto nell’analisi statistica. «Questa ricerca – conclude Scala – dimostra che, anche al di fuori degli ambienti universitari e senza personale dedicato, è possibile produrre studi di grande valore scientifico e clinico».

Nella foto: Da sx Siro Piantini, vicepresidente Calcit, Paolo Mattesini, Fondazione Cesalpino, Giancarlo Sassoli presidente Calcit, la dr.ssa Laura Carrassa e il dr. Raffaele Scala

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