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Arezzo, passeggiata culturale nei luoghi della Madonna del Conforto per il Giubileo della Speranza 2025

Un itinerario tra fede, storia e tradizione alla scoperta dei luoghi simbolo della Madonna del Conforto ad Arezzo

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Il CSI di Arezzo e l’Associazione Il Cammino della Traslazione ASD presentano la seconda edizione della passeggiata culturale “I luoghi della Madonna del Conforto in Arezzo”, un evento speciale in programma domenica 9 febbraio alle 15:30, in occasione del Giubileo della Speranza 2025.

L’iniziativa offre un’esperienza immersiva alla scoperta dei luoghi simbolo della devozione alla Madonna del Conforto, figura centrale della spiritualità aretina. Sarà un’opportunità per approfondire la storia e le tradizioni locali, visitando luoghi solitamente non accessibili al pubblico, raccontati da chi li vive con autenticità e devozione.

Programma della passeggiata

📍 Ore 15:30 – Ritrovo presso San Domenico Village (Via del Bastione), iscrizioni e saluto di Don Andrea Zalewsky, Rettore del Seminario Vescovile di Arezzo, con una riflessione sul Giubileo della Speranza 2025. Seguirà la presentazione dell’evento a cura di Nicola Meacci, responsabile CSI Arezzo Cammini e Promozione del Territorio.

📍 Tappe del percorso:

  • Orto delle Monache del Palazzo dell’Istituto Diocesano, antica grancia camaldolese.
  • Cappellina del Miracolo in Via Vecchia, con la guida della custode Sig.ra Giuseppina, Terziaria Domenicana.
  • Passeggiata fino al Duomo di Arezzo, Chiesa Giubilare Diocesana, con arrivo al Santuario della Madonna del Conforto.

📍 Ore 18:00Santa Messa in Duomo, nell’ambito della Novena della Madonna del Conforto, alla presenza di coppie che festeggiano nozze d’oro e d’argento, famiglie e fidanzati. Saluto finale di Don Alvaro, Parroco del Duomo, e foto ricordo.

📍 Ore 19:30 – Rientro al San Domenico Village per un momento conviviale con apericena (costo 8 euro, prenotazione obbligatoria entro venerdì 7 febbraio).

Info e prenotazioni:

📧 Email: csiarezzo.segreteria@gmail.com
📞 Telefono: 338 5016022 (Francesca)

👉 Si consiglia di indossare abbigliamento e scarpe comode per la passeggiata di circa 2 km.
L’evento è gratuito e aperto a tutti!

2 Commenti

  1. Dal ” Nuovo Sismografo” 05 02 2025

    Argentina. Confermata la condanna del vescovo argentino Gustavo Zanchetta per abusi sessuali sui seminaristi

    Julieta Villar (Aci Prensa) – La Corte d’appello di Salta ha confermato la condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere nei confronti di Mons. Gustavo Zanchetta, vescovo emerito di Orán (Argentina), per abusi sessuali aggravati.
    La sentenza originaria, emessa nel marzo 2022 dal tribunale di Orano, è quindi diventata definitiva dopo il rigetto dell’appello presentato dalla difesa

    Nella sentenza, i giudici hanno sottolineato l’importanza della testimonianza delle vittime, due seminaristi della diocesi, e la corretta valutazione delle prove. Hanno inoltre sottolineato la validità della sentenza del 2022, impugnata dalla difesa di Zanchetta, ritenendo che le censure ad essa presentate non siano sufficienti a riformare la condanna.

    “La sentenza impugnata è valida e non presenta vizi o falle arbitrari nei procedimenti di formazione della condanna, poiché gli aspetti più rilevanti del complesso probatorio sono stati esposti secondo le regole della logica e la critica tentata nell’ambito del ricorso per cassazione, che si limita a un’analisi parziale e decontestualizzata delle prove, non è sufficiente a ribaltare la condanna”, ha affermato la Corte d’appello.

    Il prelato, che nell’agosto 2017 si era dimesso dal ministero episcopale nella diocesi del nord dell’Argentina adducendo motivi di salute, nel dicembre dello stesso anno è stato nominato consigliere dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) in Vaticano, ha riferito l’AICA.

    Papa Francesco sul caso Zanchetta

    Papa Francesco ha fatto riferimento al caso di mons. Zanchetta in un’intervista rilasciata nel 2019 alla giornalista della Televisa messicana Valentina Alazraki. Rispondendo alle domande su come aveva gestito il caso, il Santo Padre ha chiarito che prima delle dimissioni di Mons. Zanchetta dalla diocesi di Orano, circolavano accuse legate ad immagini intime inviate dal suo cellulare, situazione dalla quale il vescovo si è difeso sostenendo di essere stato hackerato.

    «Si è difeso bene, quindi di fronte all’evidenza e a una buona difesa, c’è il dubbio, ma, In dubio pro reo [in caso di dubbio, a favore dell’imputato]», disse allora il Papa. [CONTINUA]

  2. IL SANTO CHE COPRIVA I PEDOFILI E IL FIDO SCUDIERO CHE COPRIVA IL SANTO

    Federico Tulli by FEDERICO TULLI 8 Maggio 2024 in Rubrica approfondimento Reading Time: 3 mins read

    Mezzo secolo di accuse. Così titolava nel 2002 una scheda pubblicata su “L’Espresso” da Sandro Magister dedicata a Marcial Maciel Degollado fondatore dei Legionari di Cristo, una congrega di livello mondiale potente all’epoca quanto l’Opus Dei: “Le prime accuse di violenza su minori sono del 1948. Sono trasmesse a Roma dai gesuiti di Comillas, in Spagna, dove Maciel aveva mandato i suoi discepoli a studiare. Ma il Vaticano le lascia cadere. Secondo round nel 1956. Questa volta il Vaticano indaga su nuove accuse ancor più pesanti. Maciel è sospeso per due anni dalle sue funzioni ed esiliato da Roma. Ma nel febbraio del 1959 è reintegrato a capo dei legionari. Terzo. Nel 1978 è l’ex presidente dei legionari negli Stati Uniti, Juan Vaca, con un esposto a Giovanni Paolo II, ad accusare Maciel di comportamenti peccaminosi con lui quand’era ragazzo in Messico. Nel 1989 Vaca ripresenta a Roma le sue accuse. Senza risposta. L’ultima tornata inizia nel febbraio del 1997 con la denuncia pubblica, da parte di otto importanti ex Legionari, di abusi sessuali commessi da Maciel a loro danno negli anni Cinquanta e Sessanta in Messico. Nel 1998, il 17 ottobre, due degli otto accusanti, Arturo Jurado Guzman e José Barba Martin, accompagnati dall’avvocato incontrano in Vaticano il sottosegretario della Congregazione per la dottrina della fede, Gianfranco Girotti, e chiedono la formale apertura di un processo canonico contro Maciel. Il 31 luglio del 2000 Martin, incontra di nuovo in Vaticano monsignor Girotti. Ma senza alcun risultato”.
    La situazione per Maciel precipita pochi anni dopo. Nel 2004 il promotore di giustizia, monsignor Charles Scicluna, incaricato dalla Santa Sede di indagare, raccoglie le testimonianze di trenta ex seminaristi Legionari che accusavano Maciel di abusi sessuali e psicologici. Nel 2005 Joseph Ratzinger diventa Benedetto XVI. Il 19 maggio 2006 l’ultraottantenne fondatore dei Legionari viene sospeso a divinis per le violenze pedofile e per aver assolto dei pedofili in confessione, ed è «invitato» dalla Congregazione, con l’avallo di Benedetto XVI, a ritirarsi a una vita di preghiera e di penitenza e a rinunciare a ogni ministero pubblico. Ma Benedetto XVI è, come detto, Joseph Ratzinger, cioè la stessa persona che quando era a capo della Congregazione per la dottrina della fede tra il 1981 e il 2005 sapeva delle accuse contro Maciel Degollado e non ha fatto letteralmente nulla contro di lui. Ecco cosa scrivono al termine di un’inchiesta condotta per sei anni i giornalisti statunitensi Jason Berry e Gerald Renner, raccolta nel libro “I Legionari di Cristo. Abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II” (Fazi ed.): “Sotto il papato di Wojtyla, varie inchieste, avviate dopo le numerose accuse di abusi sessuali a carico di Maciel, vennero insabbiate dal Vaticano. Nel 2004, Giovanni Paolo II arrivò a elogiare pubblicamente Maciel durante una solenne cerimonia. E Ratzinger, allora a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, eluse ogni richiesta di mettere il prete messicano sotto processo, mentre il segretario di Stato Sodano si impegnò strenuamente per difenderlo. L’inchiesta vaticana è brevemente avanzata dopo la morte di Wojtyla per il quale iniziò subito il processo di beatificazione; ma l’annuncio del Segretariato di Stato (20 maggio 2005) che Maciel non avrebbe dovuto affrontare un processo canonico solleva gravi interrogativi sul nuovo papato. Ancora in settembre, otto mesi prima della punizione inflitta da Benedetto XVI, Sodano invita Maciel a Lucca come ospite ufficiale di una prestigiosa conferenza”.
    La tesi di Berry e Renner è convincente, osservò il “Boston Globe”: “Maciel ha compiuto abusi sessuali in serie e avrebbe dovuto essere allontanato dalla Chiesa da lungo tempo, ma è rimasto indenne grazie al potere che ha acquisito in Vaticano sotto Giovanni Paolo II”. Morto Wojtyla la Santa Sede, come da prassi consolidata, si affrettò a sminuire le responsabilità del nuovo papa Ratzinger affidando la ricostruzione ufficiale a un comunicato in cui viene valorizzato il suo ruolo di quando era il capo della magistratura vaticana. Nella nota della sala stampa vaticana del 19 maggio 2005 tra le altre cose si legge: “… l’allora prefetto della Congregazione, il cardinale Joseph Ratzinger, ha autorizzato una investigazione delle accuse. Dopo aver sottomesso le risultanze dell’investigazione ad attento studio la Congregazione, sotto la guida del nuovo prefetto, il cardinale William Levada, ha deciso – tenendo conto sia dell’età avanzata del reverendo Maciel che della sua salute cagionevole – di rinunciare ad un processo canonico e di invitare il padre a una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando a ogni
    ministero pubblico. L’attuale Pontefice – cioè Joseph Ratzinger [sic!] – ha quindi approvato queste decisioni. E la Santa Sede – conclude la nota – indipendentemente dalla persona del fondatore, riconosce con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo e dell’associazione Regnum Christi”. Cinque anni dopo, nel 2010, quando non sarà più possibile sviare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dallo scandalo planetario di cui per decenni scanditi da violenze e abusi su donne, ragazzi e minori, si erano resi responsabili decine di membri della congregazione, Benedetto XVI si decise a commissariare i Legionari di Cristo. Come sempre agisce la Chiesa in questi casi, per le vittime, era ormai troppo tardi.

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