IL PRIMO PLAY BOY (stampato)
Che fosse un aretino, nessuno se lo sarebbe mai aspettato. In fin dei conti, la madre, Margherita, modella e amante di Luigino Bacci, con quel pizzettino arguto e seducente, condusse appresso a sé, in casa Bacci, il figlio Pietro, quando il marito, Luca il calzolaio, la lasciò, entrando nelle milizie di ventura.
Giovincello a Perugia, poi Siena, Roma, piene di prelati e omosessuali, come adesso, “tanto eran le bucce gonne, da spogliar ‘na donna, che il manganello non reggea nella dritta via.” Ordunque sessualmente pervertito, scrisse il nostro Aretino nel 1525 i Sonetti Lussuriosi legati a Messer Marcantonio Raimondi e alle donne e alle intricate, erotiche, peccaminose posizioni, con l’aiuto a “disegnar la stampa” delle incisioni di Giulio Romano, immediatamente arrestato…
Dovette scappare e allontanarsi dal tribunale di inquisizione, da Roma, e dopo Mantova rifugiarsi a Venezia, dove poteva godere di ogni tipo di libertà e licenziosità.
La rinascita, attorniato dalle belle e libertine venete, dimenticò le relazioni omosessuali e già nel Ragionamento e nel Dialogo, l’esaltazione dell’amore fisico, quello in cui la donna, la vera donna, è quella che sa usare il suo corpo, dove sono le cortigiane ad essere apprezzate e a svolgere la funzione di onesta e perfetta femmina, e quindi le protagoniste.
Si raggiungono anche eccessi di sadomasochismo nelle sue opere: la donna a carponi con una cinta a mo’ di briglia attraverso la bocca e il suo uomo a guidarla da dietro, dentro il suo corpo!!
Oscenità del 1500, ma anche attuali, degne di pubblicazioni che fecero scalpore all’epoca e che il suo concittadino Giorgio Vasari aveva potuto, più di altri, leggere o ascoltare direttamente e goderne, “come zuccherini dati dai preti alle monache”, in quanto Pietro, ogni lettera che scriveva agli amici, se la faceva restituire al primo incontro e la distruggeva.