Durante i miei viaggi e percorsi, ho sempre dato spazio alla mia intuizione. Questo mi ha permesso di vivere esperienze uniche e di osservare situazioni insolite che hanno arricchito la mia curiosità e il mio bagaglio personale. Ho assistito a momenti straordinari, come vedere un alce attraversare una pista in Baja California, saltando sopra un’auto, o trovarmi a scavalcare un’anaconda con la macchina dopo aver guadato un piccolo ruscello. Ricordo anche i numerosi tragitti tra Recanati e Macerata, pieni di scorci imprevisti, o la volta in Inghilterra in cui ho seguito un gregge infinito lungo una strada. E ancora, una notte nella giungla africana, alla ricerca di uno stregone farmacista…
Ogni nostra formazione intellettuale e persino il pensiero nelle sue forme più alte nascono dall’intuizione. Un atto che può sembrare confuso e non immediatamente chiaro, ma che non si limita a essere una semplice fotografia di un oggetto o di una situazione. L’intuizione richiede elaborazione: un processo che attiva una forma di pensiero, potremmo dire, quasi “baconiana”.
Ogni intuizione può essere un numero, una singolarità, oppure un insieme di elementi. Può avere una forma, essere inanimata o animata, assumere una figura o scaturire da un’idea o un’esigenza astratta che si concretizza in una situazione reale. Ma non solo: l’intuizione può modulare suoni, dare significato al silenzio e trasformarlo in un linguaggio di ragionamento.
Si potrebbe andare oltre, affermando che l’intuizione determina ed evidenzia le nostre inclinazioni più profonde. Ed è proprio in questa dinamica che si forgia l’abilità unica di ogni individuo.