Tito Livio descrive Arezzo come la terza città dell’Impero, dopo Roma e Pompei, per numero di abitanti, con una popolazione che si aggirava intorno ai 100.000 abitanti nell’epoca imperiale.
Considerando che i primi insediamenti di capanne risalgono a circa 3.000 anni fa, nella zona oggi nota come Trento Trieste e Sant’Agostino, Arezzo è da considerarsi una delle città più antiche d’Italia.
I centomila abitanti di Tito Livio possono sembrare esagerati, ma entro le mura romane, ricalcate poi in epoca medievale, si trovavano costruzioni di tre piani, oltre a ville e templi. L’insediamento urbano si estendeva fino al Vingone a sud e a Montione a nord, lungo la Cassia Vetus. Consistenti nuclei abitati erano presenti a Santa Firmina, Castelsecco (circa 6.000 abitanti), Puglia, Ceciliano, Agazzi, Cincelli, Venere, Petrognano e persino Giovi.
Con le invasioni longobarde, la popolazione subì un drastico calo, stabilizzandosi intorno ai 30.000 abitanti durante l’epoca vescovile degli Ubertini e dei Tarlati. Successivamente, sotto il dominio dei Medici, il numero scese ulteriormente fino a 6.000-7.000 abitanti.
Solo con la bonifica della Val di Chiana e l’intervento infrastrutturale dei Lorena, la popolazione riprese a crescere, raggiungendo i 12.000 abitanti alla fine dell’Ottocento e stabilizzandosi sui 20.000 abitanti. Oggi, Arezzo conta circa 99.000 residenti, tra cui molti stranieri, come testimoniato dall’energia cosmopolita vissuta in Piazza Sant’Agostino durante la festa di Capodanno.