Nel Museo di Casa Vasari troviamo questa opera di Giorgio Vasari, che rappresenta tutti i suoi amori. Sullo sfondo appare la dea Minerva con le diverse sfere delle arti. Pur considerando le lettere piccanti di Pietro l’Aretino, paragonate agli “zuccherini dati dai preti alle monache”, Vasari dichiarava che avrebbe rinunciato a sentimenti ed eros per perseguire il concetto di perfezione artistica. Tali missive, però, non sono state più ritrovate, poiché, dopo la scomunica, l’Aretino esigeva la restituzione delle lettere dai destinatari per poi distruggerle.
La riconoscenza di Vasari verso Cosina e Maddalena Bacci è ben rappresentata in quest’opera. In basso a destra si vede la giovane Nicolosina, undicenne, istruita prima del matrimonio con Vasari. Al centro della composizione compaiono due figure femminili: Maddalena, raffigurata incinta, e accanto Cosina, la moglie fiera e battagliera che aspettò per due anni in casa paterna prima di assumere la gestione di Casa Vasari.
Maddalena, vedova di Bernardo Scuanisci dopo un solo anno di matrimonio e madre di una figlia, Margherita, ebbe successivamente due figli da Giorgio: Alessandra e Francesco. Questi, con grande scandalo per l’epoca, furono affidati all’Istituto degli Innocenti di Firenze. Il cardinale Giovanni del Monte, poi Papa Giulio III, convinse Vasari a sposare la sorella minore di Maddalena, e il padre delle Bacci organizzò un secondo matrimonio per Maddalena con il capitano Ercole Bellotta, una sua guardia personale.
Tuttavia, si vocifera che Vasari ebbe un altro figlio da una serva della sua casa di Firenze, Isabella Mora. Questo bambino, accolto quasi come un figlio adottivo da Cosina, visse nella casa aretina dopo la morte di Vasari, quando aveva appena sette anni.