Siena voltagabbana festeggia la vittoria di Montaperti
I trentamila uomini dell’esercito fiorentino, composto da guelfi, si dirigevano verso Montalcino dopo aver attraversato il Chianti, quando i Senesi decisero di affrontarli. Pur essendo in netta inferiorità numerica (circa quindicimila uomini), i ghibellini senesi poterono contare sull’aiuto di cavalieri tedeschi guidati dal conte Giordano d’Agliano (Jordan d’Arsa), inviati da Manfredi di Sicilia, e sui rinforzi di tremila combattenti pisani e alcuni cortonesi.
Lo scontro decisivo avvenne nella valle dell’Arbia, di fronte al colle di Montaperti. I cavalieri tedeschi, animati dal comando di Giordano e dalla determinazione di Manfredi, si lanciarono contro i Fiorentini, i quali, debilitati anche da dolori intestinali causati dall’uva acerba mangiata durante il viaggio, opponevano una resistenza incerta. La battaglia fu cruentissima e durò fino quasi a metà giornata.
Il punto di svolta arrivò con l’ingresso in campo di Guglielmino degli Ubertini, che mostrò i gonfaloni dei 300 cavalieri aretini. Questo segnò la sconfitta definitiva dei Fiorentini. Al tramonto si contarono diecimila morti tra le file guelfe e quindicimila prigionieri.
Siena celebrò la vittoria con grandi festeggiamenti: il gonfalone di Firenze fu trascinato per le vie della città legato alla coda di un asino, seguito dai trombettieri e dalla bandiera di re Manfredi. La città divenne così un simbolo del potere ghibellino. Tuttavia, dopo la morte di Manfredi nel 1266 e la successiva sconfitta dei ghibellini a Colle di Val d’Elsa nel 1269, Siena cambiò schieramento.
Attraverso accordi con papa Clemente IV e il suo vicario Guido di Monforte, la città abbandonò la causa ghibellina e si dichiarò guelfa. Secondo alcune voci dell’epoca, Clemente inviò due nobildonne che, con doni e “tenerezze”, convinsero il vicario a firmare la pace e sancire il cambiamento di alleanza.