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La sottile linea tra noi e gli altri: riservatezza o isolamento?

Trovare l’equilibrio tra riservatezza e apertura è una sfida delicata: proteggersi senza isolarsi, custodendo il proprio spazio interiore ma senza rinunciare alle relazioni autentiche

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A volte basta un passo, uno sguardo mancato, e quella che chiamiamo riservatezza si trasforma in distanza. C’è una linea sottile, invisibile, che separa il nostro mondo interiore da quello esterno. È un confine che protegge i nostri pensieri e ci fa sentire al sicuro; ma quando lo attraversiamo da soli, può trasformarsi in un labirinto, in una barriera che ci isola senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

Come ho scritto  ieri, 8 novembre, ognuno di noi ha un “giardino segreto”, un luogo dell’anima che coltiva in silenzio, lontano dagli occhi degli altri. È in questo spazio che nascono le riflessioni più intime, che teniamo i sogni più delicati e le parole non dette. Ci sembra un rifugio sicuro, un luogo che ci appartiene interamente e che solo noi possiamo comprendere. Ma fino a che punto possiamo custodirlo senza rischiare che il mondo esterno diventi lontano e noi stessi invisibili?

Essere riservati è come camminare su una corda tesa. Da un lato c’è la forza di poter mantenere qualcosa solo per sé, una riserva di emozioni e pensieri che ci appartengono. Dall’altro, c’è il rischio di un isolamento che cresce silenzioso, senza che ce ne accorgiamo. E mentre proteggiamo il nostro giardino interiore, a volte dimentichiamo che per mantenerlo vivo serve anche l’aria, la luce che entra dall’esterno, l’interazione con l’altro.

Ci sono momenti in cui decidiamo di aprire uno spiraglio di questo spazio segreto, per condividere una parte di noi con qualcuno. Ma quanto rischiamo nel farlo? Abbiamo tutti provato quella sensazione di esposizione, di vulnerabilità, quando finalmente ci apriamo e avvertiamo che ciò che di più prezioso possedevamo è stato frainteso, o peggio, ignorato. Così torniamo indietro, richiudiamo quella porta convinti che forse nessuno possa davvero comprenderci.

Eppure, vivere completamente chiusi nel nostro mondo interiore, per quanto sicuro possa sembrare, ci priva di qualcosa di essenziale. La vera forza potrebbe risiedere nel trovare il giusto confine: tra riservatezza e isolamento, tra il desiderio di proteggerci e quello di aprirci. Forse il nostro giardino segreto ha bisogno di essere visitato, di tanto in tanto, da chi sa cercarci con delicatezza.

In questo equilibrio tra il dentro e il fuori, tra ciò che custodiamo e ciò che mostriamo, risiede il mistero delle relazioni autentiche. Non è mai una scelta semplice: aprirsi significa rischiare, ma rimanere sempre chiusi potrebbe allontanarci da chi ci vuole veramente conoscere. Forse, la vera essenza della riservatezza sta nel condividere solo con chi dimostra di saperci rispettare.

A ognuno di noi resta la scelta di decidere quanto aprire e quanto custodire, quali muri abbattere e quali confini mantenere intatti.
Forse non è necessario rinunciare al nostro “intimo”, ma possiamo lasciare aperto un sentiero, uno spazio per chi, a noi, sembra veramente meritevole, qualcuno che ci ispira fiducia e rispetto, e che desideriamo accogliere al nostro fianco, anche a costo di rimanere delusi. Perché la cosa più importante è che, in fondo, bisogna trovare in noi stessi, il coraggio di vivere. S.S.C.

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Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari
Sabina Sabrina Crivellari, nata a Milano nel 1955, si trasferisce a Melzo nel 1990. Membro del “GAM” dal 1997, partecipa a mostre locali esplorando diverse tecniche artistiche: ritratti a matita, dipinti a olio, sculture in argilla e quadri in resina. Ha fondato una galleria d’arte e una scuola di cake design. Il quotidiano Il Giorno ha descritto via Napoli 37 come “la Montmartre di Melzo”. Attualmente, si dedica principalmente alla scrittura.

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