Agli inizi del 1400, la Serenissima Repubblica di Venezia si era estesa fino a Bergamo, scontrandosi con il Ducato di Milano, governato dai Visconti, che condividevano con i Fiorentini l’inimicizia del Papa Martino V. Tuttavia, il successore di Martino, Eugenio IV, veneziano e aperto a nuove alleanze, incoraggiò un cambio di schieramento per i Fiorentini, spingendoli a unirsi a Venezia contro Milano, soprattutto considerando le mire espansionistiche dei Visconti sull’Italia centrale. Questo portò la repubblica fiorentina ad allearsi con Venezia.
L’esercito milanese, forte di circa 9.000 uomini e guidato dal condottiero perugino Niccolò Piccinino, arrivò a Sansepolcro il 28 giugno 1440, dove si unirono anche alcune centinaia di cittadini biturgensi. La lega dei Fiorentini, affiancata da 300 arcieri genovesi e alleata con la Serenissima e il Papato, contava circa 11.000 soldati e alcuni cittadini di Anghiari.
Il 29 giugno, nella “Piana della Battaglia” a Santa Maria, poi chiamata “della Vittoria” e oggi segnata da un tabernacolo, le forze fiorentine, grazie a un accerchiamento e a una resistenza frontale opposta ai Milanesi da circa 300 cavalieri, riuscirono in 24 ore a sconfiggere l’esercito dei Visconti, lasciando sul campo circa 900 vittime.
Dopo questa sconfitta, i Visconti abbandonarono le loro ambizioni in Toscana, facilitando a Cosimo de’ Medici l’imposizione del proprio dominio.
Curiosità: Niccolò Piccinino morì a causa di una grave ritenzione di liquidi ed è sepolto a Milano. Leonardo da Vinci fece numerosi studi e bozzetti delle figure legate alla battaglia, ma oggi a Palazzo Vecchio rimane solo l’opera di Giorgio Vasari, ispirata agli affreschi di Piero della Francesca. Un’altra rappresentazione famosa è quella realizzata da Pieter Paul Rubens.
Immagine: Anonimo, La battaglia di Anghiari (fronte di un cassone nuziale).
National Gallery of Ireland