Le meraviglie di Arezzo: storie di arte, conflitti e misteri

Il gossip di Cesare Fracassi
Dalla bellezza senza tempo di Santa Maria della Pieve alle lotte tra ghibellini e guelfi, passando per la tragica vicenda di Angelo, il finanziere ebreo di Lucignano. Un viaggio tra arte, storia e potere nella città che non si è mai piegata

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ARETINI D’AREZZO DAVANTI A SANTA MARIA DELLA PIEVE
Fermatevi e osservate la facciata attentamente, rimarrete sempre sbalorditi da tanta bellezza. Angusto è il posto dove è stata costruita; la si può osservare di traverso, dall’alto in basso o dal basso in alto, e la sua prospettiva si allunga o si accorcia a seconda del punto da cui si guarda.
Tre file di piccoli pilastri segnano un progetto tipicamente romanico lombardo, iniziato nel 1216 e terminato nel 1330. Solenne nella sua struttura, mostra nelle decorazioni un’influenza schietta e quasi adolescenziale, soprattutto nelle rappresentazioni delle azioni umane.
Nella lunetta sopra la porta centrale troviamo Maria e i dodici apostoli, insieme a due angeli e vescovi, opera dello scultore e architetto Marchione di Arezzo, all’inizio dei lavori della Pieve. Continua a leggere


L’INCONTRO CON ANGELO, IL FINANZIERE EBREO DI LUCIGNANO
Ho voglia di rivivere con il povero Angelo gli ultimi giorni della sua vita in carcere. Era stato arrestato nel febbraio del 1466, dopo il travaso del vino dalle botti, e rinchiuso in un sottoscala del Tribunale, l’attuale palazzo del Museo di Lucignano.
“Ciao Angelo, sono tempi duri per gli ebrei, ma tu, dimmi perché sei stato messo qui in questo angusto sottoscala!” gli domandai curioso.
Il povero Angelo, accovacciato a sedere con il capo reclinato e le braccia che racchiudevano le ginocchia, alzò mestamente lo sguardo e iniziò a raccontare: “Era l’ultimo di Carnevale ed avevo organizzato una festa in maschera nel mio palazzetto. Avevo fatto vestire mia moglie con una tunica bianca, un mantello azzurro e delle lucine in testa; sembrava una fata. Era talmente bella e seducente che a un vecchio invitato venne un’erezione, e il povero gridò al miracolo, ignaro delle conseguenze.”
“Prosegui nel racconto!” lo incalzai, e lui: “Oh, a quella festa c’era uno dei miei debitori, che riferì al Podestà che avevo fatto una parodia della Madonna!”
“E allora!?” domandai.Continua a leggere


AREZZO E GLI ATTRITI CON SIENA, PERUGIA E FIRENZE
Unica città che rimase sempre ghibellina, attorniata da città papaline o guelfe bacucche.
Forse eravamo già per una nazione, anzi un’Europa, sganciata dal potere temporale della Chiesa, con un concetto di stato moderno, forse fin troppo moderno.
Gli attriti con Siena cominciarono con le diatribe per la nostra diocesi, che si estendeva da Sinalunga fino alle Marche e l’attuale Romagna, in parte grazie all’opera di evangelizzazione del nostro patrono San Donato. Questo contrasto continuò fino al 1200, scomponendosi e ricomponendosi secondo i capricci dei Papi, a seconda delle loro simpatie per le aspirazioni senesi. Continua a leggere

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