I tetti rossi

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Filippo Nibbi Fantastica in esercizio
Emeroteca

Quando frequentavi l’ambiente hai mai conosciuto fra i degenti un certo Pasquale Maceroni? Chiacchieravamo ore e ore ma non sono riuscita mai a farmi raccontare la sua storia e perché fosse finito lì.
Quando era nei suoi momenti bui in cui sragionava ripeteva ossessivamente qualcosa su Hitler e le punizioni.

Io pensavo che forse era stato in un campo di concentramento e lì il sistema nervoso era saltato.
Un altro, che invece non stava ai Tetti Rossi ma chiuso da anni e anni chiuso in casa sua in una stanza buia qui a Cortona e che dopo anni il mio babbo che da barbiere andava a fargli barba e capelli lì in quella stanza, ripeteva in continuazione “Paradiso sorriso”.
I suoi dicevano che era caduto nella pazzia perché era stato chiuso dai tedeschi in un forno crematorio.
Dopo anni mio padre riuscì a convincerlo ad uscire da quella stanza e in seguito ad accompagnarlo all’aperto.
Ma la gente lo schivava perché ne aveva paura.
Non so perché queste persone con problemi simili a me sono sempre attaccate come il Bostik e io non ricordo di avere avuto rapporti così siddisfacenti come quelli che ho avuto con loro.

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