Via Crispi e Via Roma erano percorribili in entrambi i sensi, i marciapiedi tappezzati da quelle mattonelle di cemento sagomate a quadrati, via Assab, via Pietro Aretino fino al muretto che indicava l’inizio della copertura del Castro e la stessa via Petrarca erano sterrate.
Si ballava all’Aurora, al Fabbricone, al Verdi e pure al Medison di Pescaiola e in via Mazzini.
I carri e i carretti erano al mercato della frutta in Sant’Agostino e ogni tanto, secondo le stagioni veniva un camion che ribaltava una mucchia di mele o di aranci, le donne compravano a sporte, mica a peso e gli agrumi di qualità erano incartati.
Usavano delle carte veline che indicavano le varie fattorie siciliane o di altre zone del sud Italia, io ne tenevo di conto e ne avevo una bella scatola piena, non è che ne facevo collezione, ma le scatole sotto l’armadio erano le nostre cassaforti, per bullini, e pure per tappini oltre che delle carte veline.
Mi ricordo quando l’aranciata “roveta” iniziò a fare i tappini con li colori delle squadre di calcio di serie A, e le veline.
Queste servivano in giornate di pioggia a arrotolarle e incendiarle, e vedere chi le faceva andare più in alto.
Ah! le bucce degi agrumi spremute sprigionavano liquido che con i fiammiferi da cucina o candela incendiavano scoppiettando, questi erano i nostri giocattoli, quelli veri li guardavamo in vetrina dal Becherelli o dal 48.