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sabato, Maggio 3, 2025
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L’orso che balla

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1° FEBBRAIO

Le piante sono quelle che ho visto da piccolo e anche gli uomini.
La terra è quella che ho visto da piccolo e anche gli uomini.
Non ho visto
altri pianeti, né altri esseri viventi all’infuori di quelli che ho visto.
Da piccolo stavo a Cortona
in una casa abitata da piccioni e da sassi adagiati in muratura uno sopra l’altro. Volevo uscire dai sassi e nuotare
come i piccioni, attraverso i campi. In sogno gettavo un passero implume dal balcone di casa
e quello, con mia meraviglia, planava, senz’ali, perché aveva la carcassa leggera,
e a terra aveva l’aspetto di un uomo cresciuto, che proseguiva nei campi.

A ZELIDA E A FABRIZIO NEL GIORNO DELLE NOZZE

Ci ricorderemo della nostra casa, perché siamo fratelli:
dai buchi delle finestre vedevamo le rondini. C’era la streghetta,
ci fu l’orso che balla.

Oggi
ciascuno va a abitare
in un proprio appartamento, Mario, la Zelida e Filippo.

Ci ricorderemo della nostra casa.
È lì che si giocava
col babbo e con la mamma.

Aspettavamo il babbo dal cancello.
Abbiamo poi saputo dalla mamma la vita che vivremo
e che vivemmo.

Viviamo in un’epoca di violenza.
Le case ci sfuggono di mano.
Costruite la vostra casa.

Viviamo in un’epoca di vio le nza .
I bambini ci sfuggono di ma no .
Costruite le case
e fate crescere i bambini.

Viviamo in un’epoca di violenza.
Per un mir aco lo la testa
è legata alle spalle .
Per un miracolo gli astri girano e la terra
è fatta di uomini e di piante .

Costruite gli uomini e le piante. Costruite i bambini.
Costruite la vostra casa.

All’infinito girano i satelliti
e a loro danno luce i cieli fissi.
Un uomo a cui interessa il firmamento rimane fra le case fino a quando
ha avuto una dimora.
Forse non tutti sanno
che i corpi hanno bisogno di un giaciglio; così fu per il babbo , che ci disse:
«Ora vi vedo .
Vi chiamo con i nomi che vi ho dato.
Se poi da me sarà lontano il corpo  senza fatica girerò chiamando dall’alto i miei figlioli».

6 nostro tempo

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Filippo Nibbi
Filippo Nibbi
Nato a Cortona. Poeta e scrittore della Fantastica arte di inventare il possibile e renderlo reale con il gusto del sogno, delle creatività e del piacere. Ha collaborato con Gianni Rodari. È autore del poema "Parlando di mio nonno Polifemo".
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