Virus, il bollettino: + 43 nuovi casi nella provincia di Arezzo, 19 nel comune. Muore 90enne in ospedale Periodo di riferimento: dalle ore 14 del 12 Gennaio 2021 alle ore 14 del 13 Gennaio 2021 Il numero di nuovi casi positivi è di 43 nella provincia di Arezzo e per i quali sono stati effettuati 949 tamponi.
Le persone positive in carico sono 873. Continua a leggere
Si registrano 32 guarigioni e un decesso .
Nuovi casi per Comune della provincia di Arezzo
Comune
Nuovi casi
Arezzo
19
Bibbiena
5
Bucine
1
Cavriglia
1
Civitella In Val Di Chiana
0
Cortona
1
Laterina Pergine Valdarno
3
Lucignano
2
Montevarchi
1
Poppi
0
Pratovecchio-Stia
1
Sansepolcro
8
Sestino
1
Terranuova Bracciolini
0
Ricoveri
Posti letto occupati
Degenza Covid San Donato Arezzo
67
TI San Donato Arezzo
17
Ulteriori informazioni
Numero di tamponi effettuati
Provincia di Arezzo
949
Persone Positive in carico
Provincia di Arezzo
873
Di cui a domicilio
Provincia di Arezzo
629
Numero di persone contatti stretti in quarantena
Provincia di Arezzo
1487
Guariti
Provincia di Arezzo
32
Persone Decedute
Ospedale San Donato Arezzo
Uomo 90 anni deceduto il 13 gennaio 2021
La figlia di Jovanotti ha sconfitto il cancro E’ la stessa Teresa Cherubini, 23 anni a dicembre, figlia appunto dell’artista, a raccontare la sua vicenda.
Lo fa su Instagram, il cui post viene poi ripreso su Facebook dal padre: oggi la mia Teresa ha voluto raccontare la sua storia degli ultimi sette mesi.Continua a leggere
Ieri gli esami di fine terapia hanno detto che la malattia se n’è andata, oggi per noi è un giorno bellissimo, lei è stata pazzesca.
vi copio qui il suo post di IG ❤️
Per gli ultimi sette mesi ho tenuto un segreto, faccio fatica a raccontare una storia prima di conoscerne la fine.
Il 3 luglio 2020 mi è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin, un tumore del sistema linfatico.
Tutto è iniziato ad agosto del 2019 con uno prurito alle gambe.
Non ci ho dato peso pensando che sarebbe andato via con il tempo, ma non è stato così.
I mesi passavano e non faceva che peggiorare.
A giugno 2020 si era sparso per tutto il corpo, non riuscivo a dormire più di un paio d’ore a notte, avevo la pelle piagata.
Quando mi si é ingrossato un linfonodo sono il braccio ho capito che era qualcosa di più serio e questo ha portato finalmente ad una diagnosi e ad un piano di cure.
In questi ultimi mesi ho fatto 6 cicli di chemioterapia seguita dai meravigliosi dottori ed infermieri dell’Istituto Europeo di Oncologia ( @institutoeuropeodioncologia )a Milano. La chemio non mi ha fatto cadere i capelli del tutto , ma il 9 dicembre dopo l’ultimo trattamento ho deciso di rasarmi come segno di un nuovo inizio.
Dopo mesi di ansie e paure la storia é finita, e posso raccontarla, perché da ieri, 12 gennaio 2021 sono ufficialmente guarita.
Sono stata incredibilmente fortunata ad avere una famiglia, amici e team di medici spettacolare che mi hanno seguito e aiutato durante tutti questi mesi.
Vorrei tanto ringraziare le persone che allo IEO si sono prese cura di me e di chi si trova in una situazione come la mia. Sono persone spettacolari.
Il prof Paolo Veronesi ( @prof.Paolo.veronesi )che mi ha operato.
Il Prof Corrado Tarella primario di oncoematologia e il suo staff, tra loro la meravigliosa Dottoressa Anna Vanazzi e suoi collaboratori.
Gli infermieri e le infermiere Alice e Lucia, i radiologi, tutto il personale dell’ospedale, GRAZIE!
Ed ovviamente, un grazie speciale ai miei genitori, @lorenzojova e @fravaliani che ci sono sempre stati.
Per un certo verso il cancro è una malattia molto solitaria, ma il supporto di chi ti sta vicino è fondamentale per superarla, io non ce l’avrei fatta senza di loro.
La paura non é andata via, e ci vorrà del tempo perché possa fidarmi di nuovo del mio corpo, ma non vedo l’ora di ricominciare a vivere.
Teresa
Cortona, Meoni scrive a Poste: anziani in coda al freddo, si trovino soluzioni Persone costrette a lunghe attese prima di entrare negli uffici postali, anziani che lamentano disagi a causa del freddo.
Il sindaco di Cortona Luciano Meoni scrive a Poste Italiane chiedendo soluzioni per le persone che vogliono accedere ai servizi postali, ma che restano a lungo in attesa all’esterno in un periodo caratterizzato da clima rigido.Continua a leggere
«Le temperature invernali creano disagi alle persone che aspettano il loro turno per accedere all’interno degli uffici – scrive Meoni – Consapevoli che la Vs. Azienda ha il compito di rispettare le normative del distanziamento anti Covid interno e che abbia previsto la possibilità di prendere appuntamenti tramite app su smartphone, registriamo tuttavia che molte persone anziane sono in difficoltà ad accedere a questa funzione e che sono proprio loro la categoria che più soffre il disagio.
Siamo pertanto a richiederVi la possibilità di fornire assistenza e di istituire un canale per le prenotazioni telefoniche, un modo con cui si possa andare incontro anche alle esigenze delle persone che non hanno dimestichezza con le applicazioni smartphone».
L’amministrazione comunale di Cortona apprezza la mozione recentemente approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Toscana con cui il consigliere primo firmatario Marco Casucci ha sottolineato come sia inaccettabile che, in tempo di pandemia, si possano formare code e quindi disagi fuori dagli uffici postali.
Si tratta di scene che stanno avvenendo in questo periodo caratterizzato da temperature basse anche nel territorio comunale di Cortona.
«Vogliamo che venga tutelata la salute dei cittadini e che Poste metta a disposizione strumenti di assistenza che possano essere sfruttati da tutti gli utenti del servizio, per questo – conclude il sindaco – ben vengano tutte le azioni che vanno in questa direzione».
La psicologa e il malato Covid che scrive un diario per raccontare la sua storia
Nelle degenze Covid e nella Terapia Intensiva del San Donato un sostegno psicologico ai pazienti e ai loro familiari.
Uscirà.
Lui è sicuro.
Sconfiggerà il Covid e quando sarà fuori, avrà una storia da raccontare.
Per non dimenticare nulla, prende appunti.
Finora ha utilizzato fogli di carta ed ha detto a Silvia che dovrà aiutarlo a scrivere un libro.Continua a leggere
Lei, intanto, gli ha regalato un quaderno per non perdere alcun bigliettino.
“Troppo bello per me.
Ci scriverò il mio diario di bordo”.
Questo è stato il ringraziamento e oggi non distende più su un tavolo disordinati foglietti ma racchiude i ricordi, diligentemente, nel nuovo e bellissimo quaderno. E con il cellulare scatta foto a medici e infermieri: inquadra solo gli occhi.
Lui è un uomo di 82 anni che è ricoverato nella degenza Covid del San Donato.
Lei è Silvia Peruzzi, psicologa della Asl Tse impegnata sia nella degenza Covid che nella Terapia Intensiva.
Insieme ad una collega, Scilla Sfameni.
Parla con i pazienti, li aiuta a mettersi in contatto video con i familiari, facilita gli incontri che adesso sono possibili in reparto, ascolta storie che sono intrise di paura e di dolore, ma anche di tanta speranza, accompagna pazienti verso le due possibili porte di uscita dal Covid.
Lei è la figura che meglio interpreta il lato più oscuro del Covid: la solitudine, la costrizione dei caschi e delle maschere, la paura di morire, il terrore di farlo in solitudine senza nemmeno poter salutare chi si ama.
Ma non c’è solo il lato oscuro in questa vicenda.
“Ci sono – racconta Silvia Peruzzi – le grandi risorse che le persone sanno tirare fuori quando vengono messe a dura prova.
Prove di resistenza e resilienza, persone che hanno affrontato una sfida importante e ne escono arricchite, arricchite di uno sguardo diverso verso la vita e che si apprestano a viverla con più colore rispetto a prima.
Ce ne sono moltissime di storie che ce lo ricordano”.
Silvia Peruzzi si presenta ogni mattina al letto dei pazienti.
“Conosco le situazioni di ognuno.
La mattina partecipiamo alla riunione degli operatori e il nostro è un lavoro di equipe – ricorda Silvia Peruzzi.
Ogni paziente, qui più che altrove, è ben altro che il numero di un letto o una malattia.
E’ una persona della quale ci sforziamo di capire la situazione personale, cosa ha lasciato a casa, quali sono le angosce maggiori, come possiamo aiutare lui e il sistema familiare a sostenere una sfida sconosciuta e mai affrontata prima”.
Infinite storie.
“Un paziente mi chiese di organizzare una video-chiamata con la figlia.
La chiamammo con il tablet e lei, quando il padre le chiese della moglie, fu evasiva.
Disse che la mamma stava abbastanza bene.
La richiamai e mi disse che, in realtà, era stata ricoverata in terapia intensiva.
Con lei anche il con-suocero e dopo alcuni giorni il babbo.
Un’intera famiglia colpita dal Covid”.
La seconda ondata ha portato nelle degenze Covid anche i giovani.
“Un ragazzo di 30 anni ha avuto difficoltà progressive e sempre più pesanti ad accettare il ricovero.
Il trauma è quello dello sradicamento improvviso da tutto: famiglia, amici, affetti, lavoro. Una vita che si ferma rispetto all’abituale routine e porta a stare in un tempo sospeso, tempo a cui cerchiamo di dare un senso”.
Qualche volta gli affetti si “rivedono” attraverso un vetro: “la compagna di un paziente compariva dietro il vetro della finestra che si affacciava sul piazzale dell’Ospedale.
Gli infermieri l’hanno vista e si sono organizzati per facilitare “incontri” spostando il letto quando lei compariva alla finestra”.
Silvia Peruzzi si occupa anche delle telefonate di fine vita.
Quando l’evoluzione della malattia non lascia più spazi alla speranza, è lei ad organizzare l’ultimo incontro, una video chiamata, con i parenti. “Alcuni mesi fa ho chiamato la figlia di un paziente.
Le ho spiegato cosa avremmo potuto fare.
Quindi la video chiamata.
Le ho detto che poteva considerami le sue mani e le ho chiesto cosa potevo fare.
Mi ha chiesto di accarezzare il volto del padre e l’ho fatto, come se fossi lei. Poi nel collegamento è entrata anche la moglie: entrambe isolate a casa.
Ci siamo salutate dicendo che il giorno successivo ci sarebbero state le nipoti al telefono.
Il giorno dopo, quando sono arrivata, ho scoperto che le nipoti non avrebbero potuto salutare il nonno: era morto quella notte”.
Il Covid è duro per tutti.
“Quando il direttore della Pneumologia, Raffaele Scala, ci ha chiamato per dare un sostegno psicologico ai pazienti Covid, io ho pensato di essere pronta.
Sono entrata in ambito ospedaliero nel 2006, mi sono formata nel tempo in psiconcologia e psicologia dell’emergenza.
Occupata di cure palliative e fine vita.
Io stessa ho scoperto che non ero pronta al Covid.
L’impatto emotivo è stato forte, sono stata messa a contatto con l’impotenza e l’imprevedibilità: tutto può cambiare in poche ore.
In questo contesto, il nostro lavoro non sarebbe possibile senza una reale integrazione con le varie figure che incontriamo medici, infermieri, fisioterapisti, operatori socio sanitari. Questa è la grande forza dell’esperienza Covid, ci ha permesso di costruire reti, collaborazioni e legami.
Costruire percorsi fino al momento inesplorati per poter dare risposta ad una situazione straordinaria in cui nessuno si salva da solo”.
Le degenze Covid e la terapia Intensiva del San Donato si sono organizzate per consentire non solo video telefonate ma anche ingressi dei parenti nei reparti.
“Soprattutto in terapia Intensiva viene svolta un’attività di preparazione all’ingresso dei familiari.
E’ un lavoro congiunto fatto in sinergia con tutta l’equipe, ognuno di noi contribuisce a rendere questo ingresso quanto più personalizzato possibile.
Non occorre solo la preparazione “pratica” e cioè la vestizione con tutti i dispositivi di protezione individuale.
E’ necessario anche essere pronti a rivedere un proprio caro in una condizione molto diversa da quando era a casa.
Molti familiari mi hanno rimandato che si aspettavano un impatto peggiore di quello che poi in realtà è stato, molti mi hanno detto di aver toccato con mano la fatica del lavoro degli operatori e di essersi resi conto di quanto sia stata e sia dura, tutti mi hanno rimandato la gratitudine di aver permesso, attraverso le visite, di ricostruire un legame e una vicinanza che si erano bruscamente interrotti”.
Coldiretti in campo per la scuola di Rigutino
Le aziende del mercato di Campagna Amica donano i prodotti del territorio alla mensa scolastica, la consegna con il Presidente Castellucci ed il comitato di gestione della Meacci.
L’iniziativa che si è svolta questa mattina a Rigutino, proprio nel cortile della scuola, durante la quale sono state consegnate da lei in rappresentanza delle aziende del mercato di Campagna Amica, le derrate alimentari per la mensa della scuola che andranno come fornitura alimentare per i prossimi mesi invernali;Continua a leggere
tantissime eccellenze del territorio a km zero a cominciare dalla pasta, dalla farina, dai legumi, e ancora le piante aromatiche, l’olio, l’aceto, il miele, le patate, i salumi, i formaggi e le uova “Made in Arezzo”.
“Oltre venti aziende hanno aderito subito comprendendo la “bontà” del gesto afferma il Presidente Castellucci – questa iniziativa si va ad aggiungere alle tante messe in campo nell’ambito del progetto “Spesa sospesa” e che hanno creato un sistema di solidarietà nel nostro territorio, partendo proprio dalla fonte primaria di sostentamento che è il cibo che dona la vita; abbiamo voluto dare un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori anche in questo contesto”.
Alla mattinata presenti oltre al Presidente di Coldiretti anche i responsabili della scuola che hanno accolto con entusiasmo la donazione.
“Prosegue con singolare impegno l’attività della scuola paritaria dell’infanzia Giuseppe Meacci di Rigutino, a servizio del comprensorio da oltre mezzo secolo – commenta il comitato di gestione della scuola – le difficoltà incontrate per il calo demografico e per la pandemia hanno ancor più aggregato le famiglie del paese, desiderose di custodire e valorizzare il gran bene negli anni ricevuto grazie alla Parrocchia ed alle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore, fondate dal vescovo della più povera diocesi italiana, Mons. Giuseppe Cognata, proposto da Papa Francesco per la causa di beatificazione e canonizzazione.
Puntare dell’educazione delle generazioni che verranno è un dovere sociale cui nessuno ha voluto sottrarsi: mettendo a servizio le più importanti risorse, grazie al contributo di molte famiglie, delle associazioni e di alcuni professionisti messisi gratuitamente a disposizione difronte al difficile e per tutti impegnativo contesto storico.
Ben tre open day – si avvia a concludere il comitato – solcano il cammino di una comunità generosa, sollecita a generare sentieri di creatività e di speranza”.
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