In questo afoso agosto aretino si possono vedere nugoli di anziani che combattono il caldo con la socialità, quel modo così demodé che fa sorridere chi non è più abituato a stare insieme agli altri.
Arezzo in questo senso offre numerosi spazi come in piazza San Iacopo con la genialità di quei vasi da fiori allargati e quei cubi sparsi che permettono ogni giorno di posare le terga a tantissimi aretini.
E allora non sarebbe più giusto prevedere, con lo stile adeguato, delle normali panchine?

Per fortuna che la città offre vari centri di aggregazione sociale, molto attivi e frequentati.
Da Pescaiola a Villa Severi per arrivare alla nuova, bella struttura di via Alfieri.
Che bello vedere tanti anziani in forma giocare a carte, a bocce, discutere di politica e di cibo, con allegria e vitalità, con la consapevolezza di averne viste tante ma anche con la preoccupazione per un mondo che “sta prendendo una brutta piega”.
Non tanto per noi – mi dicono – quanto per i nostri figli e nipoti.
Nella nostra visita incontriamo molte signore che con orgoglio snocciolano la loro età: ottantatré, ottantacinque ed oltre.
Giocano a carte mettendo in difficoltà molti uomini.
Ma si capisce anche perché la vita le ha mantenute così vitali.
Nel video una di loro racconta di aver sempre lottato per la libertà, per i diritti, per un mondo migliore.
Perché si sta perdendo questa tensione?
Forse dovremmo parlare di più con gli anziani, carpire le loro esperienze, imparare dalla loro capacità di combattere, dalla loro voglia di vita e di gioia.
Ed anche se la società tende a dimenticarsi di loro perché fuori dal processo produttivo, il futuro non può che ripartire dalla loro saggezza.
Perché la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti.