Semel in anno licet insanire e’ un concetto espresso da grandi autori dell’antichità quali Seneca, Orazio e Sant’Agostino e quella volta all’anno, in cui è lecito impazzire, e’ stata da secoli individuata nel Carnevale: una festa, in origine pagana, che, a partire dal Medioevo, viene celebrata nei Paesi di tradizione cristiana prima dell’inizio della Quaresima, il periodo in cui, secondo le prescrizioni della Chiesa, si fanno riflessioni, penitenze, astinenze dal consumare carne, come il termine stesso (dal latino carnem-levare) sta a significare.
Durante il Carnevale, invece, ci si abbandona al divertimento più sfrenato, a scorpacciate di cibo, a burle goliardiche (“a Carnevale ogni scherzo vale”), a mascheramenti e travestimenti fatti allo scopo di sovvertire l’ordine prestabilito o, in qualche caso, per allontanare il maligno (a Venezia e’ stata fatta una seduta spiritica per far tornare Nosferatu nella tomba).
Se, poi, pensiamo a ciò che scriveva Goethe a proposito del Carnevale (Romano) e cioè “non una festa concessa al popolo, ma una festa che il popolo concede a se stesso”, si vede bene come il Carnevale sia la festa preferita dal Capitano, populista per eccellenza, sempre pronto alla lotta contro il male, al punto da avvertire odore di zolfo nelle canzoni del Festival di Sanremo ed assolutamente insuperabile in fatto di cibo e dolciumi (vedi Nutella ed altro), di travestimenti e di mascherate (felpe, t-shirt e divise varie).
Del resto, tutto quanto è in perfetta linea con la Carnevalata – continua e non semel in anno -, che è il governo, di cui fa parte.
Tradizioni, costumi e goliardate di Carnevale, Martedì Grasso in giro per il mondo