In Danimarca qualche anno fa decisero di sperimentare la raccolta di urina umana durante un festival musicale, per innaffiare i campi d’orzo e da essi fu creata una birra a detta di chi l’assaggiò piuttosto buona.
Ad Arezzo, visto il bando proibizionista, si potrebbe andare oltre; raccogliere direttamente la pipì degli ubriachi, e poi somministrarla in bottiglia dopo le ore del divieto.
Due piccioni con una fava; la sensazione di ingerire alcolici, lo sballo assicurato (visto il prodotto)e la sicurezza che la pipì non è inserita tra le bevande proibite.
Colore e consistenza sono le stesse, chissà che metta d’accordo tutti.
Il buon esempio potrebbe nascere direttamente dal Comune, imbottigliando le pipì di Ghinelli, Gammurrini, Comanducci, Tanti e soci.
Dalle ambrate alle pilsner, dalle weisse alle trappiste, le pipì comunali potrebbero essere un nuovo business, con bottiglie DOC certificate con le immagini dei “produttori”.

Pipì alcolica
-
- Advertisment -
Sostieni L'Ortica
Un gesto per coltivare l'informazione libera.Sostenere l'Ortica significa dare valore al giornalismo indipendente.
Con una donazione puoi contribuire concretamente al nostro impegno nel fornire notizie senza condizionamenti.
Ogni piccolo sostegno conta: unisciti a noi nella nostra missione per un'informazione libera e imparziale.
Grazie per il tuo sostegno prezioso.
Dona con Paypal