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Dal fiume all’impero: il territorio di Arezzo dagli etruschi ai romani

Il gossip di Cesare Fracassi
La trasformazione del paesaggio aretino tra ingegneria idraulica etrusca e opere romane

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Che l’Arno un tempo inondasse la Valdichiana per poi confluire nel Tevere, ce lo racconta Tullio, detto “il Rasna”, uno dei carrettieri dell’antica Aritim, l’odierna Arezzo.

Parte della piana di Pescaiola era regolarmente invasa dalle acque del fiume proveniente dal Casentino, che creava un lago naturale presso Bibbiena. Da lì, l’emissario proseguiva verso Arezzo. Per soddisfare la necessità dei Rasna (gli Etruschi), che volevano rendere coltivabili la Valdichiana e la piana aretina, venne intrapresa un’opera imponente per deviare le acque verso il Valdarno.

I primi insediamenti etruschi sorsero tra l’attuale Porta Sant’Andrea e Sant’Agostino: semplici capanne esposte al sole, che nel VI secolo a.C. furono presto sostituite da costruzioni stabili, realizzate con materiali resistenti. Un insediamento strategico si sviluppò a Castelsecco, concepito per controllare i passaggi verso la valle del Cerfone e la Valtiberina. Le mura, ancora visibili, e il teatro esposto al sole testimoniano una forte influenza greca su questa antica popolazione.

La zona del Pantano, come suggerisce il nome, era un’area paludosa. Anche l’area oggi chiamata “Giotto” lo era, poiché vi confluivano diversi corsi d’acqua: il Peneto, il Bicchieraia e il Vingone di Mulinelli, che si riunivano nei pressi di San Lorentino e da lì confluivano nel Vingone di Lignano.

L’antico percorso dell’Arno è testimoniato dalla presenza di numerose cave di ghiaia, ancora oggi visibili in località come Quarata, Montione, Maspino e Sal Leo.

Con la conquista romana nel III secolo a.C., Arezzo venne romanizzata e profondamente trasformata: ponti e strade furono ampliati, e la città si espanse fino a raggiungere, in epoca augustea, una popolazione di circa 100.000 abitanti.

I terreni attorno ad Arezzo vennero bonificati e fu costruito un acquedotto che portava l’acqua da Pomaio (Poti), seguendo in parte il tracciato dell’acquedotto etrusco lungo il crinale di San Polo: podere Buccianera, Villa Gigliosi, San Fabiano, la Godiola. Ancora oggi è possibile trovare resti dei pozzetti e tratti della canalizzazione originaria.

Anche se la zona del Pantano restò paludosa, fu realizzato un canale che convogliava le acque verso il Castrum. La cosiddetta “paratia della Parata” si trovava nella zona oggi corrispondente all’inizio di Via Ristoro, che si presenta a quota più bassa rispetto al letto del torrente Castro. L’antico “accampamento” si estendeva tra l’attuale via Rodi e piazza San Giusto.

Solo in epoca rinascimentale, i Medici affidarono il risanamento dell’area est della città a una famiglia di bonificatori proveniente da Comacchio, su consiglio degli Estensi.

Fonti: Tullio il Rasna e le sue storie, Tito Livio, e Alessandro… della mia famiglia!

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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