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venerdì, Maggio 2, 2025
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Il cavelo del cavelo” : manuale di agricoltura calcistica da tribuna

Quando il tifo da stadio si trasforma in agricoltura spontanea… nasce il "Cavelo del Cavelo"!

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C’è una strana pianta che cresce rigogliosa sugli spalti dei campi di calcio italiani. Non ha radici nella terra, ma si attacca tenacemente al vocabolario di certi tifosi della domenica, quelli col patentino da CT ottenuto guardando la moviola al bar. Sì, parliamo del Cavelo. O meglio, del Cavelo del Cavelo.

Chiunque abbia messo piede almeno una volta in una curva o, peggio, in una tribuna coperta dove regna il freddo e la sapienza spiccia, avrà sentito almeno una volta questa mistica frase:
“Ma mister, cambia quello lì! È un disastro!”
Ovviamente riferendosi a un povero Cristo in campo che ha appena sbagliato un passaggio o si è allacciato male le scarpe.

Ed ecco che nasce l’epifania:
“Ma piantiamoci un cavolo… nella testa di questi incolti!”

Perché sì, al posto del pensiero tattico, della pazienza, della fiducia nel lavoro del mister, in quelle teste si coltiva solo una cosa: il cavelo. Una strana varietà orticola, parente del cavolo ma più rumorosa e molto più invadente, che germoglia ogni domenica pomeriggio tra una bestemmia e un commento a caso.

Il Cavelo del Cavelo è quell’invocazione pseudo-tecnica, quella richiesta di “cambio” come se fosse la mossa salvifica per vincere Champions, Scudetto e pure Sanremo nello stesso pacchetto. Il problema non è l’errore del giocatore – che capita ai migliori – ma l’ossessione di dover trovare per forza un colpevole, un agnello sacrificale. Una pianta da estirpare, possibilmente con la zappa del buon senso.

Ma in fondo, lasciamoli coltivare i loro caveli. Che sarebbe il calcio senza gli agricoltori da spalti, quelli che con una birra in mano e il giaccone slacciato decidono le sorti della squadra col solo potere della voce rauca?

La verità è una: il calcio è semplice, ma la stupidità urlata ad alta voce lo complica. E allora, caro mister, non ti curar di loro. Fai crescere la squadra, annaffia il gioco, concima l’intesa… e lascia che gli altri si piantino pure il loro cavelo dove preferiscono.

1 commento

  1. E i fischi? Non vogliamo parlare dei fischi al primo passaggio un po’ .. corto o “ storto “ ?
    In compenso non c’è tifo in tribuna . No almeno le epidemie la copertura le evita !

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Cesare Fracassi
Cesare Fracassi
Nato ad Arezzo nel 1946, in via Crispi 66, al suono della prima sirena del Fabbricone. Frequentò le elementari a Sant'Agnese, una scuola di vita e di battaglie. Dopo le medie, proseguì con il liceo classico e intraprese studi di medicina e giurisprudenza, completando tutti gli esami di quest'ultima. Calciatore dilettante, fondatore della squadra Tuscar Canaglia, sciatore agonistico e presidente della FISI provinciale. Esperienze lavorative: mangimista, bancario, consulente finanziario, orafo, advisor per carte di credito, ideatore della 3/F Card, registrata presso la SIAE (sezione Olaf n°1699 del 13/4/2000) con il titolo "Global System", agricoltore e, ora, pensionato.
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