Dario Franceschini ha lanciato la sua proposta: dare ai figli solo il cognome della madre. Finalmente! Dopo millenni di patriarcato, di lignaggi tracciati attraverso le barbe incolte degli avi, di dinastie costruite sui “De Rossi” e i “Bianchi”, è arrivato il momento di dire basta. E quale soluzione migliore se non eliminare completamente il cognome paterno? Semplice, lineare, spiazzante. La parità di genere passa per la tabula rasa della tradizione.
Ovviamente, la destra ha reagito con la solita compostezza. Salvini, noto per il suo approccio misurato e riflessivo, ha tuonato: “Cancelliamo i padri?”. E subito dopo, immaginiamo, avrà guardato il cielo in cerca di segnali di un’apocalisse imminente, magari un’eclissi totale provocata dal nuovo potere delle madri. Federico Mollicone di Fratelli d’Italia ha rincarato la dose, paventando il passaggio da un patriarcato secolare a un nuovo matriarcato. Che paura, signori! Forse qualcuno immagina già statue di Franceschini nei parchi pubblici, con lo sguardo fiero verso un futuro di cognomi declinati solo al femminile.
Eppure, la proposta è seria. Dopo secoli di figli obbligati a portare il nome del padre, perché non ribaltare il paradigma? Certo, si potrebbe discutere di un’opzione intermedia (il doppio cognome, che già sembra una soluzione piuttosto equa), ma perché accontentarsi di un compromesso quando si può scatenare il panico?
La povera Giulia Bongiorno della Lega, che presiede la commissione Giustizia del Senato, ha provato a rimanere diplomatica: “Bisogna trovare un punto di equilibrio”. Ma di quale equilibrio parliamo? Se finora i padri hanno dominato l’anagrafe, è ora di restituire il maltolto alle madri. O forse, meglio ancora, adottiamo il sistema spagnolo: doppio cognome obbligatorio per tutti, così tra qualche generazione avremo nomi lunghi come i titoli nobiliari asburgici.
E poi c’è Calenda, che dall’alto del suo pragmatismo centrista ha sentenziato: “Altre priorità non ne abbiamo? Boh”. Il che, tradotto, significa: “Lasciatemi in pace, ho cose più serie da fare, tipo twittare contro il governo a caso”.
Ora, che questa proposta diventi legge è tutto da vedere. Ma una cosa è certa: se il cognome materno diventa l’unico possibile, prepariamoci a un’epidemia di figli registrati con nomi fittizi per evitare di scatenare faide familiari. O magari, più realisticamente, aspettiamoci nuovi infiniti dibattiti su chi tra madre e padre abbia più diritto a marchiare per sempre il figlio con il proprio cognome.
La rivoluzione è in corso. E voi, siete pronti a dire addio ai Rossi e ai Bianchi per un trionfo di Ferrari e Bianchini? O vi aggrapperete con le unghie ai vostri gloriosi cognomi ereditati da generazioni di maschi dominanti? Fate la vostra scelta, perché il futuro dell’anagrafe è più incerto che mai.