Ci sono parole che sentiamo spesso, ma che solo la vita ci insegna davvero.
Resilienza è una di quelle. La si pronuncia con facilità, quasi fosse un mantra, ma solo chi l’ha attraversata sa cosa significa.
Io lo sento dire spesso, soprattutto dai medici: “Lei è una donna resiliente.” E ogni volta che lo sento, qualcosa si muove dentro. Perché so cosa vuol dire stringere i denti senza far rumore. So cosa vuol dire fare una carezza quando dentro si ha solo stanchezza. So cosa vuol dire continuare a esserci, anche quando nessuno vede.
Negli ultimi anni ho capito che la resilienza non è una parola da sfoggiare, è una compagnia silenziosa. Non è un trofeo, è una forma di dignità. È la capacità di attraversare le tempeste senza perdersi. E a volte, proprio mentre si attraversa il dolore, nasce qualcosa di nuovo. Non un lieto fine da film, ma una trasformazione lenta, profonda. Una vita che prende un altro sentiero.
Io la vedo, questa forza gentile, nelle persone comuni. Quelle che non finiranno mai sui giornali. Ma anche in alcune celebrità, che pure hanno conosciuto il buio.
Ed è a loro che ho pensato. Ho scelto tre storie “normali” e tre famose. Tutte vere. Tutte dense.
Giovanna aveva sessant’anni quando il marito l’ha lasciata per una donna più giovane. Trentaquattro anni di matrimonio alle spalle, una casa da dividere, un dolore che non aveva parole. Un giorno ha visto un cartello: “Corso di ceramica.” È entrata. Ha scoperto che le sue mani potevano ancora creare. Oggi vende piccole opere in un mercatino locale e dice: “Non ho mai guadagnato così poco… ma non sono mai stata così viva, libera e felice!
Carmine era operaio. Licenziato a 53 anni, curricula spediti nel vuoto. Per non perdere la testa ha iniziato a riparare vecchie biciclette nel garage. Ha postato una foto su Facebook. Oggi ha un’attività tutta sua, clienti affezionati e una dignità ritrovata. Dice: “Ho smesso di cercare un lavoro. Me lo sono inventato.”
Paola ha affrontato il tumore al seno. La malattia le ha tolto una parte del corpo, ma non la forza di raccontarsi. Dopo la chemioterapia, ha aperto un blog dove condivide pensieri e paure. Ha trovato sorellanza, non fama. Ma in quel cerchio di parole e verità, ha ricominciato a vivere davvero. Questa community si è trasformata per lei in una famiglia.
E poi ci sono loro, le celebrità. Quelle che pensiamo sempre forti e fortunate. Ma anche per loro il buio, a volte, arriva. Ne ho scelto tre tra tanti:
Robert Downey Jr., dimenticato da Hollywood, distrutto da dipendenze e arresti, ha dormito in auto e in rehab. Poi è rinato, ed è diventato “Iron Man”. Una resurrezione non solo professionale, ma anche umana.
Mina, costretta al ritiro dalle scene televisive per uno scandalo amoroso, a quei tempi inconcepibile ha vissuto anni nell’ombra. Ma ha saputo reinventarsi da dietro le quinte, trasformando l’assenza in mito. È tornata con dischi potenti, senza mai più mostrarsi. E il pubblico l’ha amata ancora di più.
Keanu Reeves (il mio preferito) dopo la perdita della compagna e della figlia, e molti altri suoi cari sfortunati vicino a sé, ha vissuto anni in solitudine, lontano dai riflettori. Ha accettato ruoli minori, si è mosso con umiltà. E poi, all’improvviso, Matrix, John Wick, e una nuova primavera. Non nel lusso, ma nella grazia. Uomo generosissimo, molto empatico che aiuta, appena possibile, chi versa nel bisogno.
La resilienza ha mille volti. È femminile, maschile, giovane e anziana. Non fa differenze.
Ed è questo, forse, il successo più inaspettato: riuscire a restare umani, eretti, costruttivi, anche quando tutto sembra perduto. S.S.C.
Quando sento “resilienza” le balle mi toccano il pavimento…ma in compenso quando sento ” piuttosto che” ormai usato al contrario del suo significato originale( come anche e non come invece che) graffierei in faccia chi lo dice. Quelli delle ” materie stem” li mitraglieri con lo Sten. Ormai a sentire come parla la gente bisogna essere resilienti, senno’ un si campa piu’.
Ahahah!!! Come vivi male! Vivi e lascia vivere …che la vita è breve e la bellezza e dolcezza è negli occhi e nell’anima di chi ne vuol godere…(Oommmmmm….)
Senti Sabrina Sabina…nonostante io abbia fatto 10 anni di yoga e quindi qualcosa dell’oommmm sappia ritengo vitale mantenere uno spirito critico. Quando tutto mi sarà indifferente non mi sentirò più vivo. Te non lo sai ma di questo passo finiremo a vivere in una Repubblica nata dalla Resilienza. Ricevo telefonate da una per lavoro che mi dice sempre “allora ci interfacciamo eh?” e la prenderei a calcinculo…metaforicamente s’intende, neanche graffio mai in faccia nessuno. Namasté ( anche se io per scherzo salutavo spesso con “naMastella”)
La vita è difficile per quasi tutti noi e a qualsiasi età il nostro corpo può avere un arresto e farci lasciare questo mondo. Vivere con leggerezza da più gioia e sapore e aggiunge vita ai nostri giorni, ma è bene che ognuno viva il suo tempo, a scadenza, come si sente: chi con critiche e nervoso, chi con gioia e gratitudine per tutto ciò che può accarezzare con gli occhi e tutti i propri sensi. Amen.