Martino, che non era il nostro giostratore, tornando in quel di Sassonia fu raggiunto da delle missive di una monaca, una certa Katharina Von Bora, figlia di Hans Von Bora, nobile decaduto, che, rimasto vedovo, si era risposato. La figlia della madre deceduta era stata messa a cinque anni in un monastero di Benedettine. In una di queste lettere, la giovane, che a quindici anni aveva preso i voti, scriveva a Lutero, vista la risonanza del suo movimento in entrambe le Sassonie, quella “Ernestina” e quella “Albertina” (per chi non lo sapesse, la prima partecipò, con i suoi nobili, all’elezione dell’imperatore del Sacro Romano Impero, la seconda no, tanto che all’inizio contrastò lo stesso movimento di Martin Lutero, ernestino):
“Oh, fratello Lutero, siamo un gruppo di una decina di benedettine, scontente della vita monacale. Alcune di noi hanno subito soprusi da confessori o altri prelati, una ha dovuto abortire, corrotta dagli zuccherini di un arciprete; altre, come me, abbiamo bisogno del calore di un amore, di un compagno. Aiutaci, o grande cristiano, cosa dobbiamo fare? Alcune di noi pensano finanche al suicidio. Aiutaci, aiutaci!!”
Le lettere, per vie traverse, riuscirono ad arrivare a Lutero e mossero l’animo del monaco ad aiutarle. Escogitò un piano per poterle fare uscire di nascosto dal monastero.
Vi era un commerciante che mensilmente riforniva di aringhe e altra merce il monastero con il proprio carro, e sotto dei panni (pezze di tessuto, tipica misura rinascimentale) queste si poterono nascondere ed uscire… Martin forse aveva letto il mio pezzo, il racconto di Rita e Polka: fuga dal convento sospeso, anno 3574.
Lutero rimase affascinato da una di esse, ma non era Caterina; anzi, questa, prima di sposarsi con lo “scomunicato”, ebbe una relazione con un patrizio di Norimberga. Il nostro Martino, mentre predicava che i suoi seguaci potessero sposarsi per conoscere più a fondo le problematiche della gente, non aveva intenzione di convolare a nozze. Tuttavia, Caterina, respinta dalla famiglia del patrizio, era rimasta l’unica senza marito tra quelle che erano state nascoste nel carro, e lui, preso da compassione, il 13 giugno del 1525 la sposò. Da lei ebbe in seguito sei figli.