No, non si tratta di un evento recente in un locale chiuso, il cui titolare è il compagno della figlia di Anna Marchi. Parliamo invece di circa 600 anni fa, quando Francesco Sforza invitò molti nobili e signori italiani a festeggiare la sua acquisizione del titolo di Duca di Milano.
Tra gli invitati c’era anche Federico da Montefeltro, Duca di Urbino. All’epoca ventottenne, il giovane Duca era famoso per il suo coraggio, la sua abilità nelle giostre e la sua corporatura robusta, oltre ad avere una testa particolarmente grande.
Giunto a Milano, apprese che, per rallegrare la festa, era stata organizzata una giostra che si sarebbe svolta nell’attuale via Paleocapa.
Francesco Sforza era stato nominato capo delle milizie ambrosiane dalla stessa Repubblica, sorta dopo la morte di Filippo Maria Visconti, signore di Milano. Dopo aver respinto i Veneziani, il cui dominio si estendeva fino a Bergamo, fu nominato Duca di Milano. Sposò Bianca Maria, figlia illegittima di Filippo, che gli fu fedele e gli diede sette figli, nonostante la sua fama di libertino.
Tornando a Federico, per la giostra gli era stato costruito un elmo particolare: non sfuggente alle lance, ma abbastanza grande e realizzato in una lega molto leggera per essere sopportato in combattimento. La fessura dell’elmo andava da orecchio a orecchio e, proprio a causa di questa apertura, durante una prova di allenamento, il suo amico Guidangelo riuscì involontariamente a infilare la lancia all’interno, trapassandogli il naso e accecandogli un occhio. La ferita fu suturata da un noto chirurgo dell’epoca, un certo Dottor Guido dei Plastici.
Tornato a Urbino, Federico si fece ritrarre con il nuovo profilo e nacque la leggenda secondo cui, dopo l’incidente, si fosse fatto tagliare la cartilagine nasale per migliorare la mira in battaglia e nelle giostre.
“Guercio!” lo chiamò Sigismondo Malatesta, suo acerrimo rivale di Rimini, quando, prima di un combattimento, si scambiarono insulti a distanza. L’eugubino di nascita apostrofò il biancorosso come “traditore” e “aprì ombrelloni!”